Page 312 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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     virtù impressagli dal proiciente, né per benefizio dell’aria, potrà il sasso
          seguire ’l moto della nave, e però resterà indietro.
          SALV.  Parmi  dunque  di  ritrar  dal  vostro  parlare,  che  non  venendo  la
          pietra cacciata dal braccio di colui, la sua non venga altrimenti ad essere
          una proiezione.
          SIMP. Non si può propriamente chiamar moto di proiezione.
          SALV.  Quello  dunque  che  dice  Aristotile  del  moto,  del  mobile  e  del
          motore de i proietti, non ha che fare nel nostro proposito; e se non ci ha
          che fare, perché lo producete?
          SIMP.  Producolo  per  amor  di  quella  virtù  impressa,  nominata  ed
          introdotta da voi, la quale, non essendo al mondo, non può operar nulla,
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          perché non entium nullae sunt operationes:  e però non solo del moto
          de i proietti, ma di ogn’altro che non sia naturale, bisogna attribuirne la
          causa motrice al mezo, del quale non si è avuta la debita considerazione;
          e però il detto sin qui resta inefficace.
          SALV. Orsù tutto in buon’ora. Ma ditemi: già che la vostra instanza si
          fonda  tutta  su  la  nullità  della  virtù  impressa,  quando  io  vi  abbia
          dimostrato che ’l mezo non ha che fare nella continuazion del moto de’
          proietti, dopo che son separati dal proiciente, lascierete voi in essere la
          virtù  impressa,  o  pur  vi  moverete  con  qualch’altr’assalto  alla  sua
          destruzione?
          SIMP. Rimossa l’azione del mezo, non veggo che si possa ricorrere ad
          altro che alla facultà impressa dal movente.
          SALV.  Sarà  bene,  per  levare  il  più  che  sia  possibile  le  cause
          dell’andarsene  in  infinito  con  le  altercazioni,  che  voi  quanto  si  può
          distintamente spianiate qual  sia l’operazione  del mezo  nel continuar  il
          moto al proietto.
                                           SIMP.  Il  proiciente  ha  il  sasso  in  mano;  muove
            Operazione del mezo
                                           con  velocità  e  forza  il  braccio,  al  cui  moto  si
            nel continuare il
                                           muove  non  più  il  sasso  che  l’aria  circonvicina,
            moto al proietto.
                                           onde il sasso, nell’esser abbandonato dalla mano,
          si trova nell’aria che già si muove con impeto, e da quella vien portato:
          che  se  l’aria  non  operasse,  il  sasso  cadrebbe  dalla  mano  al  piede  del
          proiciente.
          SALV. E voi sete stato tanto credulo che vi sete lasciato persuader queste
          vanità, mentre in voi stesso avevi i sensi da confutarle e da intenderne il
                                          vero?  Però  ditemi:  quella  gran  pietra  e  quella
            Esperienze e ragioni
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