Page 10 - Canti di Castelvecchio
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s'allarga, pieno di cespugli rossi
            di vetrici: il mio luogo alto e segreto.
              Giungo: e ne suona qualche frullo, un misto
            di gridii, pigolii, scampanellii,
            che cessa a un tratto. L'hammerless m'ha visto
            un fringuello, che fa: Zitti! sii sii
              (sii sii è nella lingua dei fringuelli
            quello che hush o still, o Percy, in quella
            di mamma: zitti! tacciano i monelli)...
              E sento tellterelltelltelltelltell (sai?
            tellterelltelltelltell nella favella
            dei passeri vuol dire come out! fly!
              scappa, boy, c'è il babau!)... Dunque più nulla.
            Silenzio. Odo il ruscello che gorgoglia,
              e non altro. Il fringuello agile frulla
            e, lontano, finc finc... Cade una foglia...
              Proprio l'ultima (guardo) d'un querciolo
            secco! E` bastato il soffio di quell'ala,
            è bastata la molla di quel volo:
              eccola giù. Mi siedo sopra il greppo.
            Era come una spoglia di cicala
            (penso), rimasta a quel non più che un ceppo:
              era gialla, era gracile; ma era
            l'ultima; che più dì, pendula, tenne...
            Come il povero vecchio ora dispera,
            vicino al Rio che mormora perenne!
              Sono mesto. Perché? Non lo so dire.
            Intanto, tra le canne, tra la stipa,
            sento un brusire ed uno squittinire,
              che dico? un parlottare piano piano.
            Ma sì, parlano a me, che dalla ripa
            tacito ascolto, il mento su la mano.
              Sento:
                           IL PITTIERE
              - Tin tin! anche te? che c'invidi
            due pippoli e due gremignoli?
            tin tin, te che piangi sui nidi
            che pìano pìano soli?
              Si viene, tu vedi, da bianche
            montagne, da boschi d'abeti,
            con l'ale, puoi credere, stanche.
              Si fa questi bruci, che sono
            nei bussoli e negli scopeti...
            Sapessi che fame!... Sii buono! -
              E poi:
                           LA CAPINERA
              - Tac tac! anche te? non rammenti
            le sere di quella tua mesta
            città? le tue lagrime ardenti?
            quel canto d'ignota foresta


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