Page 31 - Galileo. Scienziato e umanista.
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     La  vittoria  di  Magini  incrementò  le  opportunità  di  Galileo
                per  coltivare  la  letteratura  e  la  musica  a  Firenze.  Tra  i  molti
                punti  di  riferimento  culturali  che  lo  aiutarono  a  sviluppare  il
                gusto  e  il  carattere,  durante  i  quattro  anni  passati  a  casa  da
                quando lasciò Pisa senza aver conseguito un titolo e quando vi
                ritornò  da  professore,  il  piú  influente  fu  suo  padre.  Vincenzo
                Galilei  era  allora  impegnato  nella  difesa  del  programma  di
                ammodernamento  iniziato  nel  1581  con  la  sua  opera  Dialogo
                della  musica  antica  et  della  moderna  (1581).  La  teoria
                musicale,  secondo  Galilei,  aveva  bisogno  di  una  revisione,
                poiché  l’ortodossia  corrente,  rappresentata  da  Zarlino,  non
                corrispondeva  alla  pratica.  Zarlino  accettava  Tolomeo  –  lo
                stesso  meritevole  Tolomeo  la  cui  cosmologia  Galileo  avrebbe
                attaccato  violentemente  –  e  vi  rimaneva  fedele  sebbene
                l’esperimento  piú  semplice  avrebbe  convinto  un  orecchio
                allenato  che  la  musica  moderna  non  faceva  uso  della  scala
                diatonica tolemaica. Il portavoce di Galilei, nel Dialogo  della
                musica  antica  et  della  moderna,  è  il  suo  patrono  Bardi,  che
                spiega  la  questione  a  un  sagace  e  curioso  comune  amico,  il
                musico pratico Piero Strozzi. Essi concordano, come condizione
                perché la discussione possa avere luogo, sul fatto che «si lasci
                (come dice Aristotele nell’ottavo della Fisica) sempre da parte
                non  solo  l’autorità,  ma  la  colorata  ragione  che  ci  fusse  in
                contrario  con  qualsivoglia  apparenza  di  verità».  Vincenzo
                Galilei era un teorico dell’integrità. Non solo respingeva ogni
                autorità,  ma  indicava,  per  mezzo  di  «sensate  esperienze  e
                necessarie dimostrazioni», come avrebbe detto Galileo, proprio
                dove un’autorità si sbagliava. Tolomeo era stato vittima di una
                numerologia che sembrava garantire un accordo impostato sulla
                caratterizzazione  degli  intervalli  musicali  in  base  a  lunghezze
                differenti  di  corde  vibranti  altrimenti  identiche  fra  loro.  Una
                corda  lunga  la  metà  di  un’altra,  sottoposta  alla  medesima
                tensione, suonava un’ottava; con le corde nel rapporto 2:3, una
                quinta; 3:4, una quarta; 4:5 e 5:6 una terza maggiore e minore.
     	
