Page 504 - Profili di Storia
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                                                                   di convivenza


                             a diffusione del cristianesimo nell’impero pose il problema della convivenza dei Cristiani con  Quali limiti c’erano
                         Li pagani e con l’autorità costituita. Inizialmente i Cristiani venivano confusi con gli Ebrei, sui cui  nell’integrazione tra
                         costumi circolavano informazioni intrise di pregiudizi. A differenza degli Ebrei, i Cristiani ricono-  pagani e Cristiani?
                         scevano validità alle leggi dello Stato romano: poiché ogni autorità terrena deriva dall’autorità divi-
                         na, il fedele non aveva ragione di opporsi al volere dei governanti [®DOC8]. Un limite all’integra-
                         zione, tuttavia, veniva dal rifiuto sia delle osservanze rituali romane, sia delle attività lavorative con-  Cosa pensavano
                         nesse alle celebrazioni del culto pagano o contrarie alla morale cristiana [®DOC9], come, ad  i pagani dei
                         esempio, il servizio militare [®DOC10]. Nel momento in cui il cristianesimo prese piede fra tutte  Cristiani?
                         le classi sociali, i pagani divulgarono sul conto dei Cristiani una serie di calunnie suscitate dalle lo-
                         ro abitudini e dal loro vivere la religione, da cui i Cristiani si difendevano [®DOC11 e 12].
                         Inizialmente le autorità romane si limitarono a contrastare il cristianesimo attraverso una serie di
                         provvedimenti, quali, ad esempio, l’imposizione del sacrificio agli dèi pagani e al genio dell’impe-
                         ratore [®DOC13]. Nel tempo le misure contro il cristianesimo si inasprirono a tal punto da sfocia-
                         re in una vera e propria politica persecutoria. Le persecuzioni, tuttavia, rivelarono ben presto la lo-
                         ro inutilità: le vittime cristiane, infatti, preferivano affrontare la condanna piuttosto che rinnegare la
                         propria fede [®DOC14 e 15].





                        Ogni potere viene da Dio
                        Le Lettere che Paolo inviò alle varie comunità cristiane nelle città dell’impero, e che ancor oggi gui-
                        dano e ispirano la riflessione dei teologi cristiani, rivelano un pensiero complesso e raffinato, dalle
                        intuizioni politiche straordinarie. Molto prima che balenasse la possibilità di un’intesa tra Chiesa e
                        impero, Paolo raccomandava l’obbedienza e la sottomissione alle leggi di Roma, contro qualsiasi fa-
                        natismo o settarismo. Tutti gli uomini erano uguali di fronte alle leggi, perché tutti – Cristiani, Ebrei,
                        pagani – erano ugualmente gravati dal fardello del peccato, a cui solo il sacrificio di Cristo aveva da-
                        to riscatto. Nel pensiero di Paolo l’autorità divina era l’unico, essenziale riferimento del cristiano, e
                        da essa promanava ogni autorità terrena. Per quanto religioso e osservante, il fedele non aveva dun-
                        que bisogno di opporsi o sottrarsi agli obblighi dei governanti terreni. Rafforzata da questo rappor-
                        to fiducioso con lo Stato, la comunità cristiana si preparava, in prospettiva, a integrarsi in esso.

                        DOC8
                         San Paolo, Lettera ai Romani, 13, 1-7  rità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché es-  ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tri-
                                                             sa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se  buto; a chi le tasse, le tasse; a chi il timore,
                         Ciascuno sia sottomesso alle autorità costi-  fai il male, allora temi, perché non invano  il timore; a chi il rispetto, il rispetto.
                         tuite; poiché non c’è autorità se non da Dio  essa porta la spada; è infatti al servizio di
                         e quelle che esistono sono stabilite da Dio.  Dio per la giusta condanna di chi opera il
                         Quindi chi si oppone all’autorità, si oppo-  male. Perciò è necessario stare sottomessi,
                         ne all’ordine stabilito da Dio. E quelli che  non solo per timore della punizione, ma
                         si oppongono si  attireranno addosso la  anche per ragioni di coscienza. Per questo  GUIDAALLALETTURA
                         condanna. I governanti infatti non sono da  dunque dovete pagare i tributi, perché  1. Quale rapporto con le autorità costituite
                                                                                                  raccomandava san Paolo ai Cristiani?
                         temere quando si fa il bene, ma quando si  quelli che sono dediti a questo compito so-  2. Perché, secondo san Paolo, bisognava
                         fa il male. Vuoi non aver da temere l’auto-  no funzionari di Dio. Rendete a ciascuno  sottomettersi alle autorità costituite?




                        I mestieri proibiti ai Cristiani

                        Un buon cristiano doveva attenersi a un numero esiguo di osservanze ma doveva mostrare inve-
                        ce un’adesione completa al messaggio di Cristo, che indicava i princìpi morali su cui ogni credente
                        doveva regolare le proprie scelte di vita e i propri comportamenti.

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