Page 5 - Le canzoni di Re Enzio
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LA CANZONE DEL CARROCCIO






                                                    I. I BOVI



            Mugliano i bovi appiedi dell’Arengo.
            Sull’alba il muglio nella città fosca

            sparge l’odor del sole e della terra.

            L’aratro appare che ricopre il seme,
            appare il plaustro che riporta il grano.
            Torri Bologna più non ha, che pioppi:

            tra i suoi due fiumi, tremoli alti pioppi.

            Più non ha case, che tra il verde, rare,
            con le ben fatte cupole di strame;
            più non ha piazze, che grandi aie bianche

            su cui vapora un polverìo di pula.

            Vi son gli stabbi sotto i tamarischi;
            le cavedagne all’ombra dei vecchi olmi;
            e il sonnolento macero, che pare

            quasi ronfare il canto delle rane.

            Il muglio parla d’opere e ricolti,
            parla di solitudine e di pace
            e d’abbondanza. Il muglio desta i falchi

            lassù, prigioni: ch’empiono la muda

                       d’un loro squittir rauco.


            I falchi d’Eristallo e Solimburgo,

            vedeano in sogno brighe zuffe stormi.

            Narrano desti l’uno all’altro il sogno.
            Sognava Buoso d’essere a Dovara,
            nel suo castello, e di sognar l’inferno...

            Quieti a basso ruminano i bovi.

            L’anno è finito delle lor fatiche.
            Finita è l’ansia di tirare il plaustro
            per l’ampia via del console romano.




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