Page 79 - Francesco tra i lupi
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esterni» . Un altro capitolo che finora non è stato affrontato riguarda la gestione dei beni della congregazione
di Propaganda Fide, oggetto di ripetuti scandali in anni recenti.
C’è una rete sotterranea di interessi ramificati, che guarda con sospetto e fastidio alle riforme del papa
argentino. Un’ombra nei rapporti tra Santa Sede e Italia è costituita dal fatto che l’Autorità di informazione
finanziaria vaticana possiede i nomi di chi porta rilevanti somme cash oltre il confine tra i due Stati, ma non li
trasmette alle autorità italiane. Nel 2012 si sono registrate 598 dichiarazioni di valuta in entrata in Vaticano e
1782 in uscita verso l’Italia. Nello stesso periodo all’Ufficio dogana di Roma1 sono state presentate tredici
dichiarazioni in entrata in Vaticano e quattro in uscita. La discrepanza fa sospettare massicce operazioni di
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evasione fiscale . Poco trasparente risulta tuttora, per mancanza di informazioni fornite dallo Ior, il sistema di
controllo sulle donazioni, che rappresentano potenzialmente il canale più pericoloso di soldi sporchi. Nel
gennaio 2014 mons. Scarano è stato nuovamente arrestato con un’altra accusa di riciclaggio attraverso
donazioni fittizie per sei milioni di euro. Nella vicenda sono coinvolti un notaio e una cinquantina di
persone.
Papa Francesco prova disgusto per la corruzione dei cuori. «Tutti siamo peccatori, ma non tutti corrotti», ha
dichiarato ad una riunione di superiori degli ordini religiosi. «Si accettano i peccatori, non i corrotti» che
vanno espulsi da seminari e istituti, rimarca il pontefice. E le opere della Chiesa si gestiscano con povertà di
cuore senza che il prete si identifichi, annullandosi, con la mentalità da imprenditore.
Parole che sembrano risuonare in un deserto. «Francesco è per me... l’uomo povero», ha raccontato il papa
argentino ai giornalisti, fresco di elezione. Uno stile di austerità, ripete, si addice a quanti lavorano al servizio
della Chiesa. Perché una «Chiesa ricca» diventa senza vita. È la battaglia più complessa di Francesco, dove è più
solo. Intorno a lui riscontra molta cortese inerzia.
In tempo di guerra, esorta durante un’udienza alla Caritas Internationalis, bisogna occuparsi dei feriti:
«Dovremmo persino vendere le chiese per dare da mangiare ai più poveri». «È una battuta», commenta il
cardinale Bagnasco presidente della Cei, definendola una «provocazione di grande stimolo». E qui la storia
finisce. «Chi le compra le chiese? Per fare cosa? – ha dichiarato Bagnasco – Fuori d’Italia è successo per chiese
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dismesse, ma non so se abbiano fatto grandi affari» .
Al centro Astalli, un’opera dei gesuiti per assistere gli immigrati, Francesco provoca di nuovo: «I conventi
vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi». Il suo invito è esplicito: «I
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conventi chiusi? Dovrebbero servire per la carne di Cristo e i rifugiati sono la carne di Cristo» . Roma è
piena di conventi e case generalizie trasformate in alberghi, spesso vendute tramite faccendieri in operazioni
poco chiare. Non si assiste a un’inversione di tendenza. Mentre per papa Bergoglio si avvicina il
settantasettesimo compleanno, l’ex casa generalizia romana di un ordine religioso – trasformata nel lussuoso
Grand Hotel del Gianicolo, quattro stelle con piscina – viene posta sotto sequestro nell’ambito di
un’operazione anti-’ndrangheta.
La vicenda è un classico nel suo genere. Negli anni Novanta del secolo scorso un piccolo albergo alla
periferia di Palmi diventa una società a capitale miliardario, che alla vigilia del giubileo del 2000 acquista la
casa generalizia per quindici miliardi di lire. Al momento del rogito i compratori mettono sul tavolo circa 11
miliardi di lire in contanti, anche se poi – per mascherare l’operazione – chiedono un mutuo di tredici
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miliardi . L’indagine congiunta delle procure di Reggio Calabria e Roma porta al sequestro di un
patrimonio di centocinquanta milioni di euro: cinquantatré immobili a Roma, in provincia di Bologna e in
Calabria. Gli inquirenti sospettano che dietro ai proprietari dell’albergo, Giuseppe e Pasquale Mattiani, vi sia
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un coinvolgimento della cosca Gallico .
Il primo anno di pontificato mostra a Francesco l’abisso dei problemi di malversazione e malaffare. Nella
Chiesa tedesca scoppia lo scandalo del vescovo di Limburg Franz-Peter Tebartz van Elst. Per la costruzione
della nuova residenza ha speso trentuno milioni di euro: 15.000 per la vasca da bagno, 350.000 per gli armadi a
muro, altri 783.000 per l’allestimento di un “giardino mariano”. La «Frankfurter Allgemeine
Sonntagszeitung» riferisce che nell’estate 2011 i preventivi per la nuova sede – che ammontavano a diciassette
milioni di euro – sono stati frazionati in dieci progetti per non incorrere nelle necessarie autorizzazioni
vaticane, indispensabili quando si superano i cinque milioni di euro. I fedeli della diocesi sono furenti, la
conferenza episcopale tedesca crea una commissione d’inchiesta, Francesco manda in esilio il vescovo in