Page 78 - Francesco tra i lupi
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nell’apparato vaticano. C’è il timore che troppi occhi indiscreti esterni possano curiosare nei segreti del potere
    del governo centrale della Chiesa cattolica. «Bisogna stare attenti a salvaguardare la sovranità della Santa Sede –
    fa notare un cardinale che conosce bene i dossier – perché la questione finanziaria è parte della sovranità di
    uno Stato, che è la base della missione della Chiesa».
      L’esperienza  argentina  aiuta  Francesco.  Appena  diventato  arcivescovo  di  Buenos  Aires,  ha  dovuto
    fronteggiare uno scandalo finanziario collegato al Banco de Crédito Provincial sull’orlo del fallimento. Un
    prelato,  collaboratore  stretto  del  suo  predecessore  cardinale  Quarracino,  ha  coinvolto  la  diocesi  in  una
    spregiudicata  operazione  finanziaria  da  dieci  milioni  di  dollari.  Bergoglio  chiama  la  società  di  consulenza
    internazionale  Arthur  Andersen,  fa  setacciare  i  conti  dell’arcivescovado  e  dimostra  che  nessun  dollaro  del
    raggiro  è  entrato  nelle  casse  della  diocesi  e  che  per  di  più  una  presunta  firma  di  garanzia  del  cardinale
    Quarracino era falsa.
      In Vaticano considera le questioni finanziarie materia da sorvegliare strettamente. Il 9 dicembre 2013, il
    comitato europeo per le misure anti-riciclaggio Moneyval approva un rapporto che certifica come la Santa
    Sede abbia adottato una «vasta gamma di misure in breve tempo», specialmente attivando e migliorando la
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    cornice  legale  per  la  «criminalizzazione  del  riciclaggio  di  denaro...  nonché  relativa  confisca» .  Moneyval
    chiede tuttavia che si proceda con ispezioni a campione nella banca vaticana e nell’Apsa e soprattutto che i
    colpevoli di reati siano concretamente puniti dal Vaticano e le somme illegali confiscate. Il rapporto europeo è
    un riconoscimento alla politica determinata del nuovo pontificato. Nel 2012 l’operato della Santa Sede aveva
    ottenuto da Moneyval solo una risicata sufficienza, risultando conforme alle regole appena in nove su sedici
    punti fondamentali.
      Francesco  si  è  accorto  che  ripulire  le  stalle  è  una  fatica  di  Ercole,  che  sembra  non  avere  mai  fine.  Nel
    gennaio 2014 ha rinnovato completamente la commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior, chiamandone a
    far parte tra gli altri il segretario di Stato Parolin e l’arcivescovo di Vienna Schönborn, una delle personalità
    riformatrici più note dell’area di lingua tedesca.
      Contemporaneamente  il  papa  nomina  presidente  ad  interim  dell’Aif  un  monsignore  di  curia,  Giorgio
    Corbellini. Va in pensione il cardinale Attilio Nicora, uno dei maggiori alfieri della trasparenza negli anni
    difficili del riformismo inceppato di Benedetto XVI.
      L’opera di bonifica in campo economico non conosce sosta. Allo scadere del primo anno di pontificato
    Francesco ha istituito un consiglio per l’Economia, composto da otto vescovi e da sette professionisti laici, per
    sottoporre ad una sorveglianza permanente la gestione economica e l’attività amministrativa e finanziaria di
    tutte le strutture della Santa Sede. Alla sua guida ha posto il cardinale di Monaco di Baviera, Reinhard Marx,
    membro del gruppo degli otto cardinali che lo aiutano nel governo. Contemporaneamente è nato un nuovo
    ministero  vaticano,  una  sorta  di  ministero  del  Tesoro,  del  Bilancio  e  delle  Finanze  insieme.  Si  chiama
    segreteria per l’Economia e ne diventa prefetto il cardinale di Sidney George Pell, anche lui del consiglio dei
    cardinali, mentre come prelato-segretario generale il papa ha scelto il suo segretario personale mons. Xuereb.
    Il dicastero risponde direttamente al pontefice e controllerà operativamente il management degli organismi
    vaticani, soprattutto nel settore degli acquisti, per tagliare alla radice il sottobosco di traffici negli appalti e negli
    approvvigionamenti che ha sempre danneggiato la fama vaticana. Ci sarà un revisore generale per la revisione
    contabile dei singoli enti e sarà pubblicato un bilancio annuale dettagliato della Santa Sede e della Città del
    Vaticano,  come  stabilisce  il  motu  proprio  Fidelis  dispensator  et  prudens.  L’Apsa  è  stata  per  la  prima  volta
    dichiarata  ufficialmente  “banca  centrale”  del  Vaticano,  mentre  sulla  forma  definitiva  dello  Ior  il  papa  sta
    ancora riflettendo. E comunque tutti i beni della Chiesa per intenzione di Francesco non devono rispondere
    soltanto alle esigenze di evangelizzazione, ma orientarsi anche all’attenzione verso i bisognosi.
      Di fatto, nell’arco di un anno, tramonta il potere italiano nei gangli finanziari del Vaticano. Un tedesco
    (Freyberg) dirige lo Ior, un americano (Wells) il comitato anti-riciclaggio, un tedesco (Marx) il consiglio
    economico, un australiano (Pell) il nuovo ministero delle Finanze e uno svizzero (René Bruelhart) è direttore
    dell’Aif. E mai le stanze segrete del Vaticano sono state aperte a tante agenzie straniere: Promontory, Ernst &
    Young, Kpmg, Mc Kinsey (per razionalizzare le strutture della comunicazione e dei media vaticani).
      Molto resta da fare. La stessa Apsa ha bisogno di una seria radiografia. Durante gli interrogatori resi alla
    procura di Roma, mons. Scarano ha rivelato l’esistenza di conti cifrati all’Apsa, di cui sarebbero titolari «laici
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