Page 636 - Shakespeare - Vol. 4
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LEONTE
Tacete.
UN NOBILE
Mio buon signore...
ANTIGONO
È per voi che parliamo, non per noi:
vi ha messo su un qualche metti-male
che andrà all’inferno per questo: vorrei saper chi è
questo furfante, lo maltratterei per bene. Se l’onore di lei è incrinato,
io ho tre figlie: la maggiore di undici;
la seconda e la terza, nove e circa cinque:
se è vero, la pagheranno. Sul mio onore
le castrerò tutte; non vedranno i quattordici
per generare bastardi: sono le mie eredi,
ma preferisco restare senza discendenza
piuttosto che rischiare da loro figli illegittimi.
LEONTE
Basta; smettete.
Voi sentite questa faccenda con l’olfatto spento
come il naso di un morto: ma io la vedo e la tocco
come voi sentite se faccio così; e insieme vedete
gli organi dei sensi. 19
ANTIGONO
Se è così,
non ci serve una tomba per seppellire l’onestà:
non ce n’è più un granello per ingentilire l’aspetto
di questo enorme letamaio. 20
LEONTE
Dunque, non mi si crede?
UN NOBILE
Preferirei non si credesse a voi che a me, signore,