Page 616 - Shakespeare - Vol. 4
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     pensieri che mi farebbero denso il sangue.
              LEONTE
                               Lo stesso incarico
               ha con me questo scudiero:
               ora noi due faremo una passeggiata, mio signore,
               e vi lasciamo ai vostri più gravi passi. Ermione,
               mostra come ci ami nel benvenuto a nostro fratello;
               ciò che in Sicilia è prezioso sia dato liberamente;
               dopo di te, e il mio piccolo briccone, è lui
               che ha più diritto al mio affetto.
              ERMIONE
                               Se ci cercaste,
               saremo nel giardino: vi aspettiamo là?
              LEONTE
               Fate come vi aggrada: vi troverò,
               ovunque siate sotto il cielo. (A parte) Adesso sto pescando,
               anche se non vedete che vi do lenza.
               Andate, andate!
               Come offre il becco, il muso a lui!
               E s’arma con l’audacia d’una moglie
               davanti al marito compiacente!
                                                               (Escono Polissene, Ermione e seguito.)
                               Già partita!
               Dura come un ceppo! Immersa fino alle ginocchia!
               Sulla testa e le orecchie ho qualcosa di biforcuto.
               Va’ a giocare ragazzo, va’: tua madre gioca,
               e gioco pure io; ma recito una parte così vergognosa
               che i fischi finali mi porteranno alla tomba: urla e disprezzo
               saranno la mia campana. Va’ a giocare, ragazzo, va’.
               Ce ne sono stati (o mi sbaglio) cornuti prima d’ora,
               e più d’un marito (anche adesso, ora,
               mentre parlo) si tiene la moglie sotto braccio               12
               e neppure immagina che è stata drenata in sua assenza
               e il suo vicino ha pescato nel suo stagno,
               messer Sorriso, il suo vicino: be’, è un conforto,
     	
