Page 812 - Shakespeare - Vol. 2
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77 II,  iv  Si  svolge  nella  taverna  a  Eastcheap,  presso  Londra,  la  sera  dello  stesso  giorno  di II,  i-ii.
                 Questa scena, la più lunga di 1 Henry IV, è dominata da Falstaff. Tuttavia solo il Principe è sempre
                 in scena, ora in rapporto con Poins, ora con il ragazzo Francis, ora con Falstaff, ora con lo sceriffo.
                 (Secondo Johnson, a rimanere in scena col Principe alla fine non è Peto ma Poins, che avrà «un
                 incarico di riguardo» nella guerra. Il tipografo avrebbe letto per errore Pe  per Po. Così la scena si
                 chiuderebbe  come  s’è  aperta,  con  il  Principe  e  il  suo  accompagnatore.)  Il  Re,  i  Percy  e  i  loro
                 associati  sono  anche  più  volte  evocati.  Si  noti  che  negli  atti I-II,  mentre  nella  trama  storica  della
                 congiura il tempo scorre con rapidità, per intere settimane, la trama comica abbraccia poco più di un
                 giorno. Vediamo Hotspur e il Re in momenti staccati, Falstaff e il Principe sull’arco di un’azione intera
                 (la  beffa  di  Gad’s  Hill  e  la  festa  nella  taverna).  Così  Shakespeare  si  vale  liberamente  del  tempo
                 drammatico  a  fini  espressivi,  creando  uno  scollamento  cronologico  peraltro  difficilmente  avvertibile
                 dallo  spettatore.  Alla  fine  dell’atto II  le  due  azioni  divengono  sincrone,  e  negli  atti  successivi  il
                 rapporto si capovolge: la trama storica ha un ritmo di narrazione serrato e continuo, quella comica
                 passa  in  secondo  piano  con  una  serie  di  istantanee.  Infine  a  Shrewsbury  (atto V)  le  due  trame
                 convergono.
              78 II, iv, 14 Allusione forse all’uso dell’urina, praticato ancora oggi in certe zone, come mordente nella
                 tintura dei tessuti (Meo).
              79 II, iv, 20 Si confrontino le parole di Hotspur in II, iii, 31-32.

              80 II, iv, 26 Nome di una sala nella taverna.
              81 II, iv, 39 I garzoni erano legati da un contratto. Secondo Wilson, Hal provoca l’agitazione di Francis
                 insinuando  che  vuole  prenderlo  con  sé,  ma  le  interruzioni  gli  impediscono  sempre  di  venire  al
                 dunque.
              82 II,  iv,  68  Si  tratta  dell’oste  che  l’apprendista  deruberebbe  andandosene  prima  dello  scadere  del
                 contratto.
              83 II,  iv,  72  Lo  zucchero  si  importava  dalla  Barberia.  Il  Principe  pronuncia  delle  frasi  sconnesse  per
                 prendersi gioco di Francis, ma allo stesso tempo lascia intendere che il taverniere finirebbe male se
                 cercasse di cambiar mestiere.

              84 II, iv, 96 Il discorso su Hotspur sembra allacciarsi a quanto Hal dice nella battuta precedente dei
                 suoi  ghiribizzi  molteplici,  diversi  cioè  dalla  vita  monocorde  dell’antagonista.  («Non  sono  ancora
                 dell’opinione di Percy, che ritiene perso tutto il tempo non speso  a  uccidere,  e  che  non  ha  che  il
                 linguaggio  povero  di  un  brutale  soldato»,  Johnson,  cit.  in  Wilson.)  Lo  scambio  con  Francis  e  il
                 commento  sarebbero  allora  una  sorta  di  interruzione.  Ma  vi  è  forse  anche  un  rapporto  fra  il
                 pappagallo Francis e il pappagallo Hotspur (così chiamato dalla moglie, II, iii, 83). Nello scambio che
                 segue  il  Principe  imita  felicissimamente  (e  inconsapevolmente)  il  dialogo  fra  Hotspur  e  Kate  nella
                 scena precedente.

              85 II, iv, 115 Il vino si sofisticava con la calce per renderlo frizzante.
              86 II, iv, 124 I tessitori elisabettiani, per lo più calvinisti esuli dai Paesi Bassi spagnoli, erano dediti al
                 canto dei salmi (Wilson, cit. Meo).
              87 II, iv, 125 «Wool è stato suggerito al Principe dal desiderio di Falstaff di diventare tessitore, e sack è
                 un’eco di sack: vino secco» (Rota).
              88 II,  iv,  149  «La  somma  non  poteva  essere  stata  contata  perché  i  quattro  rapinatori  erano  stati
                 interrotti prima di aver finito la divisione» (Rota).
              89 II, iv, 195 L’elsa era a forma di croce, donde il costume di giurare sull’elsa.

              90 II, iv, 204 Points (203) vuol dire insieme “punte delle spade” e “fettucce” (per sostenere gli abiti).
              91 II,  iv,  228  Il  gioco  di  parole  è  basato  sulla  pronuncia  affine  di reason,  “ragione”,  e  raisins,  “uva”
                 (Meo).
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