Page 117 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
P. 117
e mezza femmina abbastanza per sentire ancora la grandezza come potenza; continuamente
rattrappito come quel famoso verme, poiché si sente continuamente calpestato. Come critico,
senza misura, senza tenuta e spina dorsale, con la lingua del cosmopolita libertin per molte
cose, ma senza coraggio per una professione di libertinage. Come storico, senza filosofia,
senza la potenza dello sguardo filosofico, - respingendo perciò, in tutte le questioni essenziali,
il compito di giudicare, frapponendo l'«obiettività» come una maschera. Diversamente si
comporta verso tutte quelle cose nelle quali un gusto sottile e consumato sia la massima
istanza: allora egli ha veramente il coraggio di essere se stesso, il piacere di sé - allora egli è
maestro. - Sotto alcuni aspetti, una preformazione di Baudelaire. -
4.
L'imitatio Christi fa parte di quei libri che non tengo in mano senza una qualche ripugnanza
fisiologica: esso emana un parfum di eterno femminino, per il quale si deve essere già
francesi - o wagneriani... Questo santo ha un tale modo di parlare dell'amore, che persino le
parigine si fanno curiose. - Mi si dice che quel- l'accortissimo gesuita, A. Comte, il quale
voleva portare a Roma i suoi Francesi attraverso l'indiretta via della scienza, si sia ispirato a
questo libro. Lo credo: «la religione del cuore»...
5.
G. Eliot. - Si sono liberati del Dio cristiano, e ora credono di dover tener tanto più ferma la
morale cristiana: questa è una consequenzialità inglese, non vogliamo addebitarla alle
donnette della morale à la Eliot. In Inghilterra, per ogni piccola emancipazione dalla teologia,
bisogna riacquistar credito in modo da far paura come fanatici della morale. È questa
l'ammenda che lì si paga. -
Per noi altri le cose stanno altrimenti. Se si abbandona la fede cristiana, ci si toglie di sotto
i piedi anche il diritto alla morale cristiana. Questa non è affatto ovvia di per sé: si deve
continuamente mettere in luce questo punto, a dispetto di quei superficiali degli Inglesi. Il
cristianesimo è un sistema, una visione coerente e totale delle cose. Se se ne distacca un
concetto fondamentale, la fede in Dio, si infrange così anche il tutto: non si ha fra le dita più
nulla di necessario. Il cristianesimo presuppone che l'uomo non sappia, non possa sapere, che
cosa sia bene e male per lui: egli crede in Dio, che è il solo a saperlo. La morale cristiana è
un comando; la sua origine è trascendente; essa sta al di là di ogni critica, di ogni diritto alla
critica; essa possiede verità solo se la verità è Dio - essa si regge e cade con la fede in Dio. -
Se gli Inglesi credono davvero di sapere da soli, «intuitivamente», ciò che è buono e ciò che è
cattivo, se di conseguenza ritengono di non aver più bisogno del cristianesimo a garanzia della
morale, questo è semplicemente la conseguenza dell'egemonia esercitata dal cristiano giudizio
di valore, e l'espressione della forza e della profondità di tale egemonia: è stata così
dimenticata l'origine della morale inglese, sicché non si avverte più quanto condizionato sia il
suo diritto all'esistenza. Per l'Inglese la morale non è ancora un problema...
6.
George Sand. - Ho letto le prime lettres d'un voyageur: come tutto ciò che discende da
Rousseau, sono false, artificiose, gonfie, esagerate. Non sopporto questo variopinto stile da