Page 106 - Galileo. Scienziato e umanista.
        P. 106
     tutti cadevano alla medesima velocità. E non lo fece una volta
                soltanto,  o  segretamente,  ma  «in  diversi  esperimenti  […]  alla
                presenza di altri insegnanti e filosofi, e di fronte all’intero corpo
                studentesco»      107 .
                    Gli  iconoclasti  hanno  espresso  dubbi  su  questa  storiella,
                sebbene  l’inclinazione  della  torre  la  rendesse  una  piattaforma
                perfetta per un esperimento di questo tipo. Hanno obiettato che
                nessuno  tra  la  folla  di  letterati  che  sembra  fossero  presenti,
                neppure  i  filosofi  peripatetici  del  moto  che  se  ne  andarono
                digrignando  i  denti,  hanno  lasciato  testimonianza  alcuna
                dell’evento.  Quando  spuntano  i  dubbi,  il  raccolto  può  essere
                abbondante. Gli iconoclasti hanno anche attaccato duramente la
                storia  della  scoperta  da  parte  di  Galileo  dell’isocronismo
                (approssimato)  del  pendolo  –  che,  come  l’esperimento  della
                torre,  sfruttava  un  pezzo  d’arredo  di  una  chiesa:  una  lampada
                molto simile a quella che ancora oscilla nella cattedrale di Pisa.
                La  sua  testimonianza  è  tuttavia  ambigua,  poiché  Viviani,  che
                racconta  la  storia,  collocò  l’osservazione  cruciale  –
                l’indipendenza  del  periodo  delle  oscillazioni  dalla  loro
                ampiezza – quando Galileo era ancora studente, e dunque prima
                del 1585. La lampada, pesante e costosa (quasi 600 scudi) risale
                al 1587. Viviani specificò che Galileo determinò l’isocronismo
                contando  i  battiti  del  proprio  cuore  e  battendo  con  le  dita  un
                motivo,  sfruttando  poi  immediatamente  la  scoperta  per
                realizzare  uno  strumento  per  misurare  la  frequenza  cardiaca,
                «con grande stupore e diletto de’ medici di que’ tempi»                       108 . Tale
                strumento  di  misurazione,  il  pulsilogium,  una  sorta  di
                metronomo,  venne  presentato  per  la  prima  volta  a  stampa  nel
                1602,  in  un  libro  di  un  medico  veneziano,  Santorio  Santorio.
                Precedentemente i medici avevano distinto soltanto 49 differenti
                tipi  di  battiti:  grazie  alla  combinazione  delle  frequenze
                cardiache  esatte  e  di  stati  d’animo  imprecisi  di  Santorio,
                tuttavia, ne ebbero ora a disposizione 80 084, migliorando cosí
                la  pratica  della  medicina  del  160  000  percento                    109 .  Né  gli





