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Sacra Famiglia (LA) [Die heilige Familie], opera di Marx scritta in collaborazione
          con  Engels  nel  1844  e  pubblicata  nel  1845.  Nel  sottotitolo Critica  della  critica
          critica (contro Bauer e compagni) è espresso polemicamente il definitivo distacco
          di Marx dagli atteggiamenti individualistici e intellettualistici dei compagni di lotta
          del periodo « giovane hegeliano »: la « sacra famiglia », infatti, è costituita da B.
          Bauer e dai suoi « Consorten », vale a dire dai vecchi compagni del movimento. Il

          compito  della  filosofia  non  può  limitarsi,  secondo  Marx,  a  distruggere  l’illusione
          religiosa, perché anche questa è un prodotto di quel sistema economico-sociale che
          sottrae all’uomo la sua attività e la traduce in capitale per dominarlo e asservirlo.
          L’illusione religiosa rispecchia il divorzio che sussiste concretamente fra l’uomo e
          la natura, l’individuo e la specie. Tale divorzio scomparirà con l’abolizione della
          proprietà  privata  che  conseguirà  alla  rivoluzione  comunista.  L’opera  registra
          l’avvenuto superamento da parte di Marx dei limiti dell’umanesimo di Feuerbach.

          Saggi  (Essais),  opera  di  Montaigne,  in  tre  libri,  di  cui  la  prima  edizione,
          comprendente i primi due libri, uscì nel 1580; la seconda, con l’aggiunta di un terzo
          libro,  nel  1588;  la  terza,  postuma,  nel  1595.  L’intento  dichiarato  dall’autore  è
          descrittivo,  non  didascalico:  «  Io  non  insegno  affatto,  racconto  ».  Montaigne  «

          racconta » se stesso e si risolve integralmente in questo esercizio della ricerca di sé
          e della comunicazione dei risultati. Questa autodescrizione procede per « saggi »,
          cioè  per  esplorazioni  non  sistematiche,  avviate  secondo  lo  stimolo  offerto  dalle
          letture o dalle occasioni della vita.
          Montaigne parte da premesse stoiche. Il suo problema iniziale è quello di adeguarsi
          agli insegnamenti di Seneca (e anche a quelli di Lucrezio), fortificandosi contro il

          dolore e contro la paura della morte. Per lui, come per i suoi maestri antichi, vivere
          è imparare a morire. In seguito, tuttavia, le nuove letture e le nuove esperienze di vita
          lo conducono ad assumere un atteggiamento scettico. Ma la sua coerenza di scettico
          si spinge fino ad investire lo stesso scetticismo. Se non si vuole fare del dubbio un
          dogma,  si  deve  ammettere  che  la  posizione  scettica  può  esprimersi  solo  con  una
          domanda  perennemente  sospesa:  «  Che  cosa  so?»  (Que  sçay-je?).  Dopo  essere

          giunto a questa dissoluzione radicale Montaigne ha riconquistato, per così dire, la
          disponibilità dell’uomo originario. Non si tratta più di discutere quello che si può
          sapere, ma solo di decidere quello che si deve fare. E le risposte, caso per caso, non
          possono essere suggerite che da un moralismo empirico, ispirato alle consuetudini e
          al  buon  senso.  La  meditazione  dei Saggi  si  sviluppa  così  secondo  alcuni  motivi
          fondamentali,  di  volta  in  volta  ricorrenti,  che  possono  essere  individuati  nella
          consapevolezza  dei  propri  limiti,  nel  riconoscimento  dei  vantaggi  della  vita

          disimpegnata e della solitudine, nel senso dell’amicizia e nella presenza costante del
          pensiero della morte. « La premeditazione della morte — è detto in un passo famoso
          d e i Saggi  —  è  premeditazione  della  libertà:  chi  ha  imparato  a  morire,  ha
          disimparato a servire. » L’influenza dei Saggi sulla filosofia e sulla cultura moderna
          è stata grandissima.

          Saggi (Essays), opera di F. Bacone, pubblicata nel 1597 (i dieci saggi della prima
          edizione  divennero  trentotto  nella  seconda  del  1612  e  cinquantotto  nella  terza  e
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