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ogni definizione è impossibile.

          Laocoonte  o  Dei  limiti  della  pittura  e  della  poesia  (Laokoon  oder  über  die
          Grenzen der Malerei und Poesie) [1766], opera di Lessing, dedicata al problema
          dei rapporti fra arti figurative e poesia. L’autore vi discute l’affermazione, attribuita
          a Simonide di Ceo, secondo la quale « la pittura è poesia muta e la poesia pittura

          parlante », movendo dalle pagine dedicate dal Winckelmann all’analisi del gruppo
          ellenistico  del  Laocoonte  (donde  il  titolo).  Il  Lessing  non  accetta  l’indistinzione
          qualitativa  fra  pittura  e  poesia,  che  gli  pare  implicita  nel  parallelo  istituito  dal
          Winckelmann fra il dolore di Laocoonte e quello di Filottete nell’omonima tragedia
          di  Sofocle.  Le  arti  figurative  si  esprimono  con  «  figure  e  colori  nello  spazio  ».
          mentre la poesia è fatta di « suoni articolali nel tempo ». Le prime devono limitarsi
          alla  rappresentazione  dei  corpi,  mentre  la  poesia  può  esprimere  l’azione  ed  il

          mutevole  atteggiarsi  delle  passioni.  La  poetica  del Laocoonte  contribuì  alla
          formazione del gusto preromantico in Germania.
          Leggi (LE) [Nómoi], l’ultimo dialogo di Platone, rimasto incompiuto e giunto a noi
          diviso  dalla  tradizione  in  dodici  libri.  In  questa  tarda  rielaborazione  del  suo

          pensiero politico  Platone non presenta più, come nella Repubblica, un progetto di
          città  ideale:  il  tema  è  ora  quello  della  ricerca  delle  migliori  leggi  possibili  e
          l’atteggiamento  speculativo  è  più  modesto  e  realistico.  Movendo  da  un’idea  già
          espressa  nel Politico,  Platone  ammette  che  le  leggi  hanno  bisogno  di  un  continuo
          adattamento  alla  realtà  e  che  il  legislatore  non  deve  tanto  ispirarsi  a  un  modello
          ideale, quanto piuttosto sforzarsi di adattare le norme alla mutevole complessità del
          reale.  I  principi  dell’ottimo  reggimento  politico  non  vengono  più  dedotti  dai

          fondamenti metafìsici del sistema, ma ricercati nel corpo delle costituzioni esistenti.
          L’ordinamento  tipico  della  città  dorica,  in  vigore  a  Sparta  e  nelle  città  cretesi,
          fornisce  a  Platone  gli  elementi  essenziali,  per  quanto  il  filosofo  non  trascuri  le
          antiche leggi di Atene, alcune delle quali erano sopravvissute fino al suo tempo. Il
          nucleo  centrale  del  pensiero  politico  dell’opera  è  nell’attribuzione  della  suprema
          autorità  alle  leggi  e  nella  concezione  dell’uguaglianza  come  risultato  della

          sottomissione di tutti i cittadini alla maestà delle leggi. I temi particolari affrontati e
          discussi  sono  molteplici,  dall’organizzazione  dei  pasti  in  comune  all’economia,
          dall’educazione  dei  giovani  alle  feste  religiose,  dalle  leggi  civili  e  penali  al
          controllo dei limiti della proprietà individuale.  La nuova costituzione proposta da
          Platone  è  caratterizzata  da  un  conservatorismo  ieratico,  che  ricorda  quello  delle
          leggi  egiziane.  La  nuova  città  è  profondamente  penetrata  di  spirito  religioso:  fra
          l’altro, tutte le leggi devono essere sottoposte alla sanzione di Apollo Pizio.

          Lettera sui ciechi ad uso di quelli che vedono (Lettre sur les aveugles, à l’usage
          de ceux qui voient), opuscolo di Diderot, pubblicato nel 1749, in seguito al quale
          l’autore  subì  tre  mesi  di  prigione  a  Vincennes.  Diderot  prende  a  pretesto
          un’operazione  chirurgica  fatta  con  successo  da  Réaumur,  per  verificare  la  teoria

          sensista che subordina le nostre idee alle sensazioni; durante la conversazione tra un
          pastore  e  un  cieco  morente,  il  geometra  inglese  Saunderson,  è  proposta  una
          spiegazione materialista dell’origine del mondo.
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