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cambiamento,  il  quale  ultimo  può  essere  locale,  quantitativo,  qualitativo  e

          sostanziale; il cambiamento locale o movimento, tuttavia, è sempre presente anche
          negli  altri  tre  (1. I,  II  e VII).  Il  movimento  è  l’effetto  immediato  di  una  causa
          efficiente*, la quale a sua volta è subordinata a una causa formale* e a una finale* e
          richiede  inoltre  una  quarta  causa,  quella  materiale*  (1.  i  e II).  Il  movimento  può
          essere infinito solo in potenza (1. III). Lo spazio, come limite dei corpi, non è realtà
          sostanziale ed è finito: non c’è ulteriore spazio oltre la sfera cosmica. Il tempo è « il

          numero del movimento », e, poiché esso implica un’attività numeratrice « quanto al
          prima  e  al  poi  »,  la  sua  esistenza  dipende  da  quella  dell’anima  (1. IIV).  Infine  il
          primo  movimento  esige  un  motore  immobile,  il  quale,  come  termine  ultimo  dei
          motori mossi, non potrebbe muoversi a sua volta senza contraddizione (1. VIII).
          Fondazione  della  metafisica  dei  costumi  (Grundlegung  zur  Metaphysik  der

          Sitten),  opera  di  Kant,  pubblicata  nel  1785.  Le  tre  sezioni  in  cui  è  divisa  sono
          dedicate rispettivamente: la prima al passaggio dalla coscienza morale comune alla
          consapevolezza filosofica; la seconda alla dottrina degli imperativi, all’autonomia
          come principio supremo della morale e alla classificazione di tutte le forme possibili
          di morale eteronoma; la terza al concetto della libertà. Volontà è la ragione nel suo
          uso pratico: essa può agire sia obbedendo alla rappresentazione di una legge, sia

          cedendo  agli  impulsi  della  sensibilità.  Solo  nel  primo  caso,  e  quando,  la  forza
          costrittiva della legge derivi unicamente dalla consapevolezza della sua universalità,
          si ha l’azione morale in senso proprio.  Questa legge universale della coscienza è
          l’imperativo categorico*.
          Gaia Scienza (LA) [Die Fröhliche Wissenschaft], opera di F. Nietzsche, scritta fra

          il 1881 e il 1887. Il titolo ricalca la denominazione della poesia in uso fra i trovatori
          provenzali (gai saber). L’opera, scritta nelle pause di una grave malattia, è pervasa
          dall’entusiasmo  orgoglioso  della  vittoria  sul  male.  Comprende  cinque  libri  di
          aforismi, preceduti da un prologo in versi e seguiti, come epilogo, dalle Canzoni del
          principe Vogelfrei. Oltre che per il valore letterario, l’opera è notevole perché vi
          compaiono per la prima volta alcuni temi fondamentali di Nietzsche, come l’« eterno

          ritorno » e la figura e il mito di Zarathustra.
          Genealogia della morale (LA) [Zur Genealogie der Moral], opera di F. Nietzsche
          (1887).  Il  libro  è  la  prosecuzione  di Al  di  là  del  bene  e  del  male  e  costituisce,
          insieme con Il caso Wagner e il Crepuscolo degli idoli, un frammento staccato della
          grande  opera  incompiuta  che  Nietzsche  stava  preparando  al  termine  della  sua

          carriera  di  pensatore: La volontà di potenza. Il volume comprende tre saggi, così
          distinti per argomento: la morale dei padroni e la morale degli schiavi; il peccato e
          la cattiva coscienza; l’ideale ascetico. L’idea comune ai tre scritti è che la morale, di
          cui sono manifestazioni l’ascetismo e la scienza, è il prodotto del risentimento dei
          deboli,  incapaci  di  agire  per  la  loro  mediocrità  e  spinti  perciò  a  cercare  una
          compensazione in regole che valgano a impedire l’azione anche agli spiriti creatori.

          Gorgia  o  Della  retorica,  uno  dei  più  celebri  dialoghi  di  Platone,  composto
          probabilmente fra il 395 e il 391 a.C. Gli interlocutori sono Socrate e Cherefonte da
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