Page 52 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                       LA GNOSI, NOTA ANCHE COME “SOPHIA”
                    REGINA DELLA FILOSOFIA E DELLA TEOLOGIA


                     Tra gli anni di Alessandro Magno (circa 300 a.C.) e la morte
                di Ipazia (415 d.C.), pertanto per sette secoli, la grande città di
                Alessandria d’Egitto fu il cuore culturale del Mediterraneo e del
                mondo. Qui sorgeva la grande biblioteca, qui si recò a studiare
                Archimede, qui Eratostene calcolò esattamente la circonferenza
                del globo terrestre!
                     In  questa  città,  nei  secoli  I  e  II,  si  tentò  una  grande
                operazione  culturale:  coniugare  i  riti  misterici  e  la  filosofia
                neoplatonica al cristianesimo embrionale che si stava affacciando
                nel  mondo.  Soltanto  recenti  scoperte  archeologiche  hanno
                permesso di gettare una fievole luce su fermento che con il suo
                lievito avrebbe potuto cambiare il mondo in positivo e, invece,
                andò sepolto, nascosto. Si tratta di 44 opere gnostiche rinvenute
                nell’Alto Egitto nel 1946 e, soprattutto, di alcuni frammenti del
                “Vangelo di Giuda” che si dubitava esistesse veramente, scoperto
                su un papiro rinvenuto nel Medio Egitto trent’anni fa. Si tratta di
                un  testo  antichissimo,  in  lingua  copta,  probabilmente  una
                traduzione  di  un  testo  originale  greco,  forse  il  primo  tra  i
                Vangeli.  Sant’Ireneo,  vescovo  di  Lione,  ne  fece  cenno  nella
                seconda metà del II secolo, nella sua opera “Contro le eresie”.

                     In  un  ambiente  culturale  fortemente  influenzato  dalla
                filosofia  greca  e  caratterizzato  da  tematiche  neoplatoniche,  si
                tentò  d’intravedere  nella  figura  salvifica  di  Gesù  un  punto
                d’approdo. Si tratta, ovviamente, della gnosi dotta, che ebbe suoi
                maestri  in  Basilide,  Valentino  e  Marcione;  da  non  confondere
                con  la  gnosi  volgare,  infarcita  da  superstizioni  magiche  o  da
                elementi  astrologici  di  derivazione  babilonese  e  persiana,
                diffusissima  in  Egitto  all’epoca  dell’Impero  Romano.  C’era
                anche la gnosi “pagana”, essenza del neoplatonismo che ebbe i
                suoi massimi rappresentanti in Plotino ed Ipazia.
                     Ed  è  infatti  arduo  descrivere  la  gnosi  dotta  alessandrina
                senza  un’appropriata  conoscenza  della  filosofia  neoplatonica,
                soprattutto  della  teologia  negativa  che  ne  derivo  (Dio  non  può
                essere  dimostrato  né  conosciuto)  sulla  quale  s’innesta  e  dalla
                quale si sviluppa.




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