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Unità 19
La nascita del cristianesimo
diatori, le competizioni degli aurighi, le rappresentazioni teatrali; giudicavano peccamino-
so il mestiere degli artigiani che fabbricavano idoli e di tutti i lavoratori che a vario titolo
traevano guadagno dalle celebrazioni del culto pagano. Lo stesso servizio militare poneva
ai Cristiani più devoti un serio problema di coscienza. Tutti questi atteggiamenti, spesso
ostentati senza alcuna reticenza, suscitarono aspre reazioni da parte dei pagani. Quello in
cui credessero o non credessero i Cristiani interessava comunque molto poco ai pagani. L’u-
nica cosa che questi ultimi pretendevano era che si rendesse onore agli dèi del popolo ro-
mano e che si compissero i dovuti sacrifici al «genio» dell’imperatore. Il rifiuto veniva inte- genio
so come una manifesta dichiarazione di ostilità al potere romano. Il genio era lo spirito buono che
accompagnava e proteggeva ogni
Scrittori cristiani La necessità di controbattere le accuse pagane spinse, tra la fine del uomo.
II e la metà del III sec. d.C., alcuni autori cristiani, sia di lingua latina sia di lingua greca,
a compilare scritti di carattere apologetico, cioè destinati a sostenere le ragioni dei Cri-
stiani di fronte alle accuse che venivano ad essi rivolte. Tra questi scrittori emerse la fi-
gura di Tertulliano, il quale, all’inizio del III sec., compose il celebre Apologetico, desti-
nato ai governatori delle province. Tertulliano, partendo da questioni giuridiche, respin-
ge l’accusa di lesa maestà addossata ai Cristiani a causa del rifiuto di sacrificare al genio
dell’imperatore. Più sottile e complessa fu l’operazione culturale avviata dai cosiddetti
Padri della Chiesa. Alcuni grandi eruditi e studiosi di lingua greca, come Clemente Ales-
sandrino (seconda metà del II sec.) e Origene (prima metà del III sec.), si sforzarono di
conciliare il credo cristiano con la tradizione letteraria e filosofica greca, rendendolo quin-
di accettabile e comprensibile anche alle fasce più elevate della società romana.
Rapporti col potere imperiale In una prima fase il problema cristiano fu visto come
parte di quello giudaico. Dopo la grave persecuzione verificatasi sotto Nerone in conse-
guenza dell’incendio di Roma, si ebbero altri provvedimenti repressivi durante il regno
di Domiziano, quando già è documentata la presenza di Cristiani nell’aristocrazia roma-
na e nella stessa corte imperiale. Agli inizi del II sec. d.C. l’ampia diffusione del cristia-
nesimo nelle province orientali è testimoniata dal carteggio tra l’imperatore Traiano e il
governatore di Bitinia Plinio il Giovane: emergeva chiaramente, già in quest’epoca, il
dramma e l’inutilità delle persecuzioni.
Gli Ebrei Sorge spontanea, a questo punto, una domanda: perché gli Ebrei non furo-
no perseguitati? Le comunità ebraiche sparse nelle varie città dell’impero erano spesso
√ Sarcofago, IV sec.
[dalla catacomba ebraica di Vigna
Rondanini, Musei Vaticani, Roma]
La decorazione di questo sarcofago
combina simboli ebraici e motivi
classici: una menoràh (il candelabro
a sette braccia) contornata di putti,
rappresentati secondo uno stile
pagano, carichi di selvaggina e cesti
di frutta. È evidente la simbiosi
culturale degli Ebrei con la realtà
imperiale romana.
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