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                                                                                  La nascita del cristianesimo


                        diatori, le competizioni degli aurighi, le rappresentazioni teatrali; giudicavano peccamino-
                        so il mestiere degli artigiani che fabbricavano idoli e di tutti i lavoratori che a vario titolo
                        traevano guadagno dalle celebrazioni del culto pagano. Lo stesso servizio militare poneva
                        ai Cristiani più devoti un serio problema di coscienza. Tutti questi atteggiamenti, spesso
                        ostentati senza alcuna reticenza, suscitarono aspre reazioni da parte dei pagani. Quello in
                        cui credessero o non credessero i Cristiani interessava comunque molto poco ai pagani. L’u-
                        nica cosa che questi ultimi pretendevano era che si rendesse onore agli dèi del popolo ro-
                        mano e che si compissero i dovuti sacrifici al «genio» dell’imperatore. Il rifiuto veniva inte-  genio
                        so come una manifesta dichiarazione di ostilità al potere romano.                   Il genio era lo spirito buono che
                                                                                                            accompagnava e proteggeva ogni
                         Scrittori cristiani La necessità di controbattere le accuse pagane spinse, tra la fine del  uomo.
                        II e la metà del III sec. d.C., alcuni autori cristiani, sia di lingua latina sia di lingua greca,
                        a compilare scritti di carattere apologetico, cioè destinati a sostenere le ragioni dei Cri-
                        stiani di fronte alle accuse che venivano ad essi rivolte. Tra questi scrittori emerse la fi-
                        gura di Tertulliano, il quale, all’inizio del III sec., compose il celebre Apologetico, desti-
                        nato ai governatori delle province. Tertulliano, partendo da questioni giuridiche, respin-
                        ge l’accusa di lesa maestà addossata ai Cristiani a causa del rifiuto di sacrificare al genio
                        dell’imperatore. Più sottile e complessa fu l’operazione culturale avviata dai cosiddetti
                        Padri della Chiesa. Alcuni grandi eruditi e studiosi di lingua greca, come Clemente Ales-
                        sandrino (seconda metà del II sec.) e Origene (prima metà del III sec.), si sforzarono di
                        conciliare il credo cristiano con la tradizione letteraria e filosofica greca, rendendolo quin-
                        di accettabile e comprensibile anche alle fasce più elevate della società romana.
                         Rapporti col potere imperiale In una prima fase il problema cristiano fu visto come
                        parte di quello giudaico. Dopo la grave persecuzione verificatasi sotto Nerone in conse-
                        guenza dell’incendio di Roma, si ebbero altri provvedimenti repressivi durante il regno
                        di Domiziano, quando già è documentata la presenza di Cristiani nell’aristocrazia roma-
                        na e nella stessa corte imperiale. Agli inizi del II sec. d.C. l’ampia diffusione del cristia-
                        nesimo nelle province orientali è testimoniata dal carteggio tra l’imperatore Traiano e il
                        governatore di Bitinia Plinio il Giovane: emergeva chiaramente, già in quest’epoca, il
                        dramma e l’inutilità delle persecuzioni.
                         Gli Ebrei Sorge spontanea, a questo punto, una domanda: perché gli Ebrei non furo-
                        no perseguitati? Le comunità ebraiche sparse nelle varie città dell’impero erano spesso


                                                                                                           √ Sarcofago, IV sec.
                                                                                                           [dalla catacomba ebraica di Vigna
                                                                                                           Rondanini, Musei Vaticani, Roma]
                                                                                                           La decorazione di questo sarcofago
                                                                                                           combina simboli ebraici e motivi
                                                                                                           classici: una menoràh (il candelabro
                                                                                                           a sette braccia) contornata di putti,
                                                                                                           rappresentati secondo uno stile
                                                                                                           pagano, carichi di selvaggina e cesti
                                                                                                           di frutta. È evidente la simbiosi
                                                                                                           culturale degli Ebrei con la realtà
                                                                                                           imperiale romana.













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