Page 397 - Sotto il velame
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Perciò, nella sua foggia e nel suo nome di Lia, si piace allo spec-
           chio, come lo sommo Bene piace a sè. Perciò, opera come lui, e si
           diletta delle opere delle sue mani, e vede «che è assai bene». Ma-
           telda è dunque, sì, la vita attiva, ma nel Paradiso deliziano, ma
           come sarebbe se l'uomo fosse dimorato in quel luogo che è arra
           d'eterna pace; vita attiva, ma senza travaglio, con piena giocondi-
           tà. Muove ella sì le mani, ma cogliendo i fiori della natura e di
           Dio, e i fiori sono tanti, ed ella li sceglie cantando. È, ripetiamolo,
           la vita attiva, di che non si può dubitare, perchè sta a Lia come
           Beatrice a Rachele; è, dirò così, la Lia di quel Giacobbe che è
           Dante; ma è nel paradiso dell'innocenza o della giustizia origina-
           le. Ora, come afferma S. Agostino  1120 , l'operazione non sarebbe
           stata laboriosa (Lia non sarebbe stata  laborans), come dopo il
           peccato, là nel paradiso terreno; ma gioconda (Lia avrebbe canta-
           to e danzato, non altro facendo che cogliendo i fiori, «ond'era pin-
           ta tutta la sua via»). Orbene: Matelda è la Lia non laborans, nè
           più  lippis oculis: chè questa infermità s'interpreta con le parole
           della Sapienza 1121 : «Timidi sono i pensieri de' mortali e incerti i
           nostri provvederi». Di Matelda invece sicuri sono i consigli e ri-
           soluti i pensieri; e gli occhi luminosi, e canora la voce, e gioiosa
           l'attività. Tornando al passo degli usurieri, ella «sa» seguire il
           sommo artefice che opera bene e per il bene e compiacendosi del-
           l'opera sua; mentre questo misero Adamo che è in noi, ch'era sta-
           to fatto a imagine e somiglianza di Dio, dopo la sua condanna e
           cacciata, anche quando non cede al tedio dell'operare divenuto
           pianto e affanno, anche quando quello non ricusa violento, anche
           quando non mette l'intelletto a fare il male; ebbene, il misero
           Adamo si sforza a imitare il maestro, ma «quanto puote». Matel-
           da è l'arte che segue l'arte e l'intelletto di Dio, come li avrebbe se-
           guiti quella di Adamo, se avesse voluto rimanere dove Matelda
           dimora, dove l'operare è onesto riso e dolce gioco: nell'Eden. Il ri-


           1120   In Summa 1, 102, 3.
           1121   Sap. 9, 14, apud Aur. Aug. l. c.


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