Page 427 - La mirabile visione
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d'Acheronte, d'Acheronte o Letè, il fiume battesimale che Dante
           aveva   passato   poco   prima,   non   è   adombrato,   in   quel   vento
           sull'acqua,   quel   versetto:   "Giovanni   battezzò   con  acqua:   voi
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           sarete battezzati con lo Spirito Santo tra non molti giorni" ? Il
           fatto è che dopo quel vento impetuoso (vehementis, ha il testo
           sacro),   tanto   gli   Apostoli   quanto   il   Poeta   sono   corroborati
           nell'anima: Dante, che non mai aveva temuto come avanti Dite,
           entra sicuro appresso le parole sante. Il luogo è una fortezza, egli
           che v'entra, è un milite; ed entra senza guerra, perchè la guerra
           era vinta. (Inf. 9, 104) Chi l'aveva vinta, è Enea, doppiamente
           connesso allo Spirito Santo, e perchè eletto nel cielo padre di
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           Roma e perchè dotato della virtù eroica . Anche: a principio e al
           fine della missione di Virgilio nel purgatorio, a piedi e in cima al
           monte   santo,   Virgilio   compie   due   riti   che   hanno   l'aria   di
           sacramentali. Distende nel piano, sull'erbetta molle di rugiada,
           ambe le mani, e lava le guancie di Dante e poi lo cinge del giunco
           schietto; (Pur. 1, 121) sul grado superno ficca gli occhi nel suo
           figlio, lo proclama libero, corona e mitria lui sopra lui (Pur. 27,
           125) Là Dante è che dalla tomba ha aperto gli occhi alle stelle,
           cioè uno che muore, perchè altro non è cristianamente il morire
           del pio, se non un aprir gli occhi nel chiuderli: quella lustrazione
           non è forse l'olio santo, col quale l'uomo va avanti Dio senza più
           alcuna nebbia? (Pur. 1, 97) E il giunco m'ha l'aria dell'umile
           issopo di cui asperso l'uomo si monda. Qua, nel grado superno,
           Dante ha, con quella spiritual corona e mitria, da Virgilio la
           licenza d'entrar nella foresta dove vedrà la visione che ha da
           scrivere "in pro' del mondo che mal vive", (Pur. 32, 103) e
           apprenderà le parole che deve insegnare ai vivi di questa vita
           mortale: (Pur. 33, 52) non è codesto l'ordine sacro? E tutto il
           salire per il monte è  penitenza; ma con la  penitenza  si fonde
           l'eucaristia, quando Beatrice pronunzia quelle solenni parole, che


           437   Act. Ap. I 5.
           438   Summa 1a 2ae 51, 4.


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