Page 45 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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cestino di fragole. Egli s'era congedato alla fine perché la regina
                voleva sposarlo e per il pranzo di nozze voleva cuocere Margit.

                Volentieri si sarebbe disfatto di Margit: ma la carne svedese è
                insapore.



                Durante  l'intervista  che  avvenne  nel  mio  appartamento  dell"

                Hotel Alvear, con la sola condizione di non scrivere nulla sulla
                regina dei cannibali per non mortificare Fabiola, il magnetofono

                si  ruppe  due  volte.  La  prima  perché  lui  lo  toccò,  la  seconda
                perché lo accomodò. Fu necessario chiamare gli elettricisti che

                però restarono incantati a guardarlo e così proseguii con il lapis.
                Strano a dirsi, non avevo mai parlato seriamente con lui e da

                scherzoso il discorso divenne presto serissimo rivelando ciò che
                avevo  sempre  intuito  in  don  Jaime:  una  enorme,  inguaribile

                tristezza. La tristezza di Don Chisciotte che combatte coi mulini
                a vento. La tristezza di un uomo che si trova ad esser sincero in

                un mondo di ipocriti, coraggioso in un mondo di vili, buono in
                un mondo di malvagi. La tristezza di dover recitare sempre un

                personaggio che lì per lì diverte e poi stanca; e quando stanca

                non c'è altro che far le valige per andare a recitarlo in un altro
                paese. Li ha girati quasi tutti, ormai: presto non vi sarà più un

                luogo dove potrà presentarsi la prima volta col suo baraccone. E
                allora  dovrà  cominciare  a  rigirarli  tutti  di  nuovo,  come  Caino

                sulla luna, come un satellite intorno al pianeta, finché il pianeta
                si sarà stufato di lui e lui del pianeta. Quel giorno non vorrei

                essergli  vicino.  Dev'esser  terribile  la  stanchezza  in  un  uomo
                come don Jaime. Deve mandare da un armaiolo, comprare una

                rivoltella e clic!, un colpo alla tempia.


                Restai con Margit e don Jaime sei giorni. Un mio amico che è

                anche suo ammiratore, Miguel detto Miki, ci portava a mangiare

                alla  Boca  e  cercava  di  renderlo  allegro.  Diceva  che  la  sua
                tristezza  lo  riempiva  di  pietà,  gli  faceva  paura.  Jaime  aveva

                intuito  e  tentava  di  sembrar  spensierato  raccontandoci  le  sue



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