Page 259 - Oriana Fallaci - 1968
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camera di Bob e compose un numero di Long Island, New
York. Rispose John Glenn che era andato a stare coi bambini di
Bob, i quattro più piccoli. «John,» disse Pierre «i bambini
dormono?» «Dormono» rispose Glenn. «Svegliali, John. Digli
che Bob è morto.» Allora John Glenn scoppiò a piangere, poi si
soffiò il naso, disse: «Va bene, Pierre, ora li chiamo». E svegliò
i bambini, e gli disse: «Bambini, è successa una cosa assai
brutta, è successo che un uomo ha sparato al vostro papà e il
vostro papà non c’è più».
Il funerale durò tredici ore. Fu degno del funerale di Jack, del
funerale di un re. Johnson venne da Washington e milioni di
persone sfilarono dinanzi alla bara sistemata nella cattedrale di
Saint Patrick. Il traffico rimase bloccato per una giornata intera
in Fifth Avenue. Il treno funebre, attraversando villaggi e città
del New Jersey, della Pennsylvania, del Maryland, giù giù fino
a Washington, passò fra altri milioni di persone inginocchiate
durante l’intero percorso. A Elisabeth, New Jersey, investì un
gruppo in attesa uccidendo un uomo e una donna.
5. Da Washington arrivò un ordine «conservate intatto
l’assassino ad ogni costo»
Mentre lo pestavano per strappargli di mano la rivoltella, poi
per impedirgli di fuggire, s’era abbandonato ad un grido:
«Lasciatemi spiegare, posso spiegare». Ma quando lo ebbero
immobilizzato e condotto alla polizia, si chiuse in un mutismo
ostinato. «Come ti chiami?» «John Doe.» Dire John Doe in
America è come dire da noi tal dei tali: chiunque è John Doe e
nessuno è John Doe. «Non è vero, non ti chiami John Doe.»
«No, non mi chiamo John Doe.» «Allora come ti chiami?»
«John Doe.» I poliziotti stringevano i denti, frenavano la voglia
di prenderlo a schiaffi: se non avesse ammazzato Bob Kennedy
si sarebbero certo permessi un ceffone. Ma aveva ammazzato
Bob Kennedy, e il fantasma di Oswald incombeva su loro: