Page 29 - Il mercante d'arte di Hitler
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l’albero  genealogico  alle  autorità  nazionalsocialiste.  La

                grottesca  situazione  è  descritta  in  una  lettera  che  Cornelius

                Gurlitt,  il  padre  di  Hildebrand,  indirizza  alla  sorella  il  31
                maggio 1933: «In questo periodo non vi sono che guai. I miei

                figli e io dobbiamo presentare una declaratoria in cui attestiamo

                di essere ariani. Il che è alquanto difficile, visto che nessuno sa

                cosa  sia  un  ariano.  […]  Come  tutti  gli  iscritti  a  un’unione

                sindacale, ho l’obbligo di dimostrare le radici ariane mie e dei
                miei  figli.  Non  vogliamo,  né  possiamo,  rinnegare  la  nostra

                amatissima madre e nonna. Ma solo chi ha militato nell’esercito

                tedesco durante la guerra ne è esente. Quindi lo zio Emanuel,

                Otto, io, Wilibald, Cornelia e Hildebrand. In famiglia abbiamo

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                quattro croci di ferro» . Cornelius Gurlitt si sbaglia, la croce di
                ferro avrebbe offerto solo un riparo temporaneo. Neppure due

                anni  dopo,  con  l’avvento  delle  leggi  razziali  di  Norimberga,

                Cornelius sarebbe stato  dichiarato “mezzo  ebreo”, e  i figli,  di

                conseguenza, “ebrei per un quarto”. In quanto già in pensione

                non  potrà  più  essere  destituito  dalla  cattedra  di  professore
                universitario, come accadrà invece al figlio maggiore, Wilibald,

                musicologo  all’Università  di  Friburgo.  Ma  l’ottantacinquenne

                sarà  comunque  spogliato  delle  cariche  onorifiche  e  perderà  la

                veste di presidente emerito della Lega degli architetti tedeschi.

                   Nel  1938  l’etichetta  di  “ebreo  per  un  quarto”  creerà  serie

                difficoltà  anche  a  Hildebrand  Gurlitt,  all’epoca  gallerista
                indipendente.  Con  la  nomina  ufficiale  a  mercante  d’arte  dei

                nazisti  scamperà  alla  persecuzione,  muovendosi  sotto  il  radar

                sempre più stretto dei loro controlli. La minaccia, tuttavia, gli

                sarà  utile  dopo  la  guerra,  per  poter  giustificare  il  proprio

                coinvolgimento negli affari del regime. L’idea di emigrare non

                la prenderà mai in considerazione.




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