Page 48 - Francesco tra i lupi
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Siria. Affronta la crisi esistenziale del globo. «Si volge alla miseria dei popoli in maniera palpabile, tocca i cuori
    con il linguaggio rivoluzionario di un Trotskij o Che Guevara. Chi può parlare meglio? È una sfida per noi
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    umanisti» .
      Lo  sguardo  laico  della  Kristeva,  che  incontro  nella  sua  casa  parigina,  non  tralascia  di  cogliere  quanto  di
    seduttivo  e  consolatorio  l’apparato  ecclesiastico  sa  mettere  in  campo.  La  psicanalista  avverte  nelle
    manifestazioni  del  nuovo  pontefice  anche  un  grande  senso  del  potere  e  una  dote  strategica  gesuita.  Una
    personalità  come  Francesco,  riflette,  era  necessaria  per  offrire  al  popolo  una  nuova  immagine,  dopo  il
    pontificato  di  Benedetto  XVI  da  cui  emanava,  probabilmente  a  torto,  un’impressione  di  freddezza
    intellettuale.  «Il  cattolicesimo  è  in  ritirata  nel  mondo  –  soggiunge  –  però  ha  una  forte  carta  da  giocare:
    l’umanesimo cristiano.
      Fra i due umanesimi il confronto è ineludibile. Un primo terreno di riflessione dovrebbe essere l’Europa e il
    suo  rapporto  con  la  secolarizzazione.  Per  la  psicanalista  crisi  europea  e  crisi  planetaria  sono  connesse.
    «L’Europa è nel caos. E se non esce dal caos, tutto il mondo precipiterà nel caos». L’Europa, pur essendo una
    società stanca, ha grandi risorse storiche. La forza della civiltà europea è di coniugare identità, molteplicità e
    convivenza tra i differenti. «È una civiltà dove l’identità è continuamente messa in questione» attraverso una
    critica e un’autocritica permanenti. Perciò può stimolare altre civiltà, come l’islam e la Cina, a interrogare se
    stesse.
      Quanto  alla  secolarizzazione,  ha  promosso  la  liberazione  delle  donne,  degli  oppressi,  dei  marginali  e  al
    contempo, tuttavia, ha tagliato il filo del patrimonio storico-religioso del passato. Invece «bisogna sapere da
    dove  si  è  venuti».  Non  si  può  dimenticare  il  patrimonio  del  pensiero  greco  e  della  tradizione  ebraica  e
    cristiana e anche, per alcuni aspetti, della civiltà islamica. L’ignoranza produce l’avvento di partiti e movimenti
    xenofobi (in Francia Le Pen, in Italia la Lega, altrove sigle diverse).
      Ecco perché sono importanti, sostiene Julia Kristeva, un risveglio delle culture e una ripresa del confronto
    tra umanesimo laico e umanesimi religiosi. «In tema di fragilità umana, di vita, morte, nascita e vecchiaia –
    spiega – c’è molto da imparare dalle religioni». Certamente le scienze umane, l’antropologia, la psicanalisi
    hanno risposte da dare, ma rimangono troppo spesso racchiuse in ambiti specializzati: «Non si è presenti ai
    crocevia esistenziali».
      La semiologa e psicanalista indica due terreni immediati di dialogo, che si incrociano con le preoccupazioni
    di papa Francesco. Il ruolo dell’economia e del progresso tecnico-scientifico, da un lato, e il destino delle
    giovani generazioni dall’altro. «La ricchezza della civiltà europea – rimarca – esige che la visione umana non si
    adatti alla tecnica, bensì avvenga il contrario». Ma è soprattutto la questione giovanile a interessare la Kristeva.
    «Oggi l’Europa è la sola civiltà in cui non vi siano riti di iniziazione dell’adolescenza e si è dimenticato il
    passaggio dall’adolescenza alla maturità. Nessuno accompagna gli adolescenti, si ignora il loro enorme bisogno
    di ideali, nessuno offre loro la possibilità di compiere un servizio per gli altri in patria o all’estero». Il mondo
    giovanile è in stato di abbandono. Una parte scivola nell’indifferenza, una parte si rivolge a tendenze di varia
    spiritualità, altri invece precipitano verso il «male radicale» – la Kristeva cita gli attentati razzisti compiuti a
    Tolosa e Montauban nel 2012 da un giovane franco-algerino, che uccise tre militari e fece strage davanti ad
    una scuola ebraica di tre bambini e un professore – oppure verso l’autodistruzione nella tossicodipendenza,
    nelle malattie psicosomatiche, nelle varie forme di disagio.
      «È  il  fenomeno  della  dis/erranza.  Rifiuto  della  famiglia,  rifiuto  di  socializzare,  rifiuto  di  scuola,  lavoro,
    addestramento professionale. Alla fine questi giovani non conoscono la differenza tra bene e male, tra mio e
    tuo, tra chi sono io e chi è l’altro. Non rispettano se stessi né gli altri e sono pronti a diventare preda di
    estremismi violenti». Tutto ciò sfida l’Europa, sfida i politici che non avvertono l’urgenza del fenomeno, sfida
    gli umanesimi laici e religiosi.
      Le  prime  mosse  di  papa  Francesco  dimostrano  piena  consapevolezza  che  l’interazione  con  l’umanesimo
    laico è per la Chiesa cattolica del XXI secolo un terreno strategico. Dai ricordi di Julia Kristeva sull’incontro
    di  Assisi  nell’ottobre  2011  si  coglie  quanto  si  è  spinto  in  avanti  papa  Ratzinger  e  come  Bergoglio  stia
    rompendo  schemi  consolidati.  «Ascoltavamo  Benedetto  XVI  nella  basilica  di  Santa  Maria  degli  Angeli  –
    racconta la Kristeva – e a un certo punto lui dice che l’assenza di Dio provoca sofferenza agli agnostici e “porta
    al decadimento dell’uomo e dell’umanesimo”. A quel punto i miei amici della delegazione dei non credenti
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