Page 1161 - Shakespeare - Vol. 4
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lasciamo la sua corte, sì che in nulla siamo complici
               della sua infamia spudorata; il nostro latte
               saprà di pascolo, e noi dovremo
               essere o vili o ribelli, non suoi parenti

               in sangue se non lo saremo nelle azioni.



              PALAMONE
                               Parole sante.
               Penso che l’eco dei suoi delitti abbia assordato
               le orecchie della giustizia celeste; i pianti delle vedove

               gli ritornano in gola, e non ricevono
               la dovuta attenzione degli dei.
                                                       Entra Valerio.
                               Valerio.



              VALERIO
               Il re vi vuole; ma non vi affrettate

               finché la sua gran rabbia non si placa. Febo, quando
               spezzò la frusta e inveì contro
               i cavalli del sole,    30  appena bisbigliò paragonato
               alle sue urla furiose.



              PALAMONE

                               Freme ad ogni venticello.
               Ma cosa è successo?



              VALERIO
               Teseo, che quando minaccia atterrisce, ha inviato
               a lui una sfida mortale e proclama
               rovina a Tebe; già è alle porte per suggellare

               ciò che ha promesso in rabbia.



              ARCITE
                               Che venga;
               benché temiamo gli dei che rappresenta, non mette
               in noi un iota di terrore. Eppure chiunque

               riduce a un terzo la sua prestanza − ed è il caso di ciascuno di noi −
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