Page 1214 - Shakespeare - Vol. 3
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34 II,  i,  39-40  Questo  distico  (none  e alone  rimavano  nella  pronuncia  dell’epoca)  è  dibattutissimo  e
                 variamente  emendato.  Accogliendo,  come  qui,  la  lezione  dell’in-folio,  deve  intendersi brakes  =
                 breaks  (onde  la  traduzione,  tenendo  presente  che  le  «falle  aperte  nel  ghiaccio»  possono  avere
                 anche un riferimento sessuale: ice era riferito alla verginità). Ma brakes potrebbe avere il significato
                 usuale  di  ‘macchia’,  ‘cespuglio’;  in  questo  caso,  occorrerebbe  emendare  ice  in vice  (=  folto  del
                 vizio). Il senso fondamentale è comunque chiaro: chi non ci rimette nulla, resta incolume o indenne
                 (answers none) per ripetute trasgressioni o pericoli, e chi invece per una sola mancanza ci lascia le
                 penne. Il v. 38 (che pure rima col v. 37) è stampato in corsivo, a mo’ di sententia, nell’in-folio.

              35 II, i, 41-42 Qui, come in seguito, Gomito si fa notare per gli strafalcioni e l’uso di una parola per
                 l’altra, come gli viene rinfacciato alla riga 87.

              36 II, i, 53 precise, come sopra, I, iii, 50, e sotto, III, i, 98, è termine affibbiato spregiativamente ai
                 puritani per la loro rigorosità.

              37 II, i, 60 Ma out at elbow indica anche chi è di poco senno: in italiano, si è cercato di mantenere la
                 scorrevolezza delle battute.

              38 II,  i,  123-124  Non  è  chiaro  cosa  Pompeo  intenda  per lower  chair  −  forse  una  poltroncina,  ma
                 certamente  con  qualche  sottinteso:  onde  la  traduzione. Bunch  of  Grapes,  sotto,  secondo  l’uso
                 elisabettiano, è il nome d’una stanza della taverna, non della taverna stessa.
              39 II, i, 169 Hannibal: probabilmente per cannibal, confusione attestata altrove.

              40 II, i, 194-195 Qui il gioco di parole è intraducibile: draw e hang erano termini tecnici per le esecuzioni
                 capitali, ‘sbudellare’ e ‘impiccare’; ma draw si riferisce anche allo spillare di birra o vino nella taverna,
                 con le connotazioni di ‘approfittarsi’, ecc. (vedi riga 197).
              41 II, ii, 59 longs: variante di belongs; deputed (v. 60), data ai rappresentanti del potere.

              42 II, ii, 67 potency: potere e capacità di fare, agire; ma con un sottotono forse ambiguo.
              43 II, ii, 103 gall: cfr. sopra, nota 21.

              44 II, ii, 112 Derivato in ultima analisi da Ovidio, Tristia, ii, 33-34.
              45 II, ii, 121 glassy essence: per lo più inteso come ‘la sua entità spirituale’, fatta a immagine di Dio;
                 ma può mantenere anche il significato di ‘fragile’ essenza. ‘Sembiante’ deriva dal fatto che glassy è
                 appunto  come  l’immagine  di  uno  specchio.  Ironicamente,  da  (presunto)  Giove  l’uomo  si  riduce  a
                 scimmia e buffone, degenerando nella sua stoltezza dall’origine divina.
              46 II, ii, 123 Lo spleen (milza) era tradizionalmente ritenuto sede del riso.

              47 II, ii, 142-143 La pregnanza di questo gioco di parole fra sense = senso, buon senso, ragione, e
                 sense = sensi, sensualità, è discussa da William Empson nel suo The Structure of Complex Words,
                 p. 274, ed è enfatizzata dal breeds = genera, procrea, che segue, pure traducibile con ‘infiamma’.
              48 II,  ii,  146  Qui  e  di  seguito,  Isabella  usa  parole  che  stuzzicano  e  infiammano  i  latenti  desideri  di
                 Angelo; bribe, propriamente, è ‘corrompere’: onde le monete d’oro (sickles, lo ‘shekel’ ebraico) del
                 v. 150; ma ho preferito ‘sedurre’ per avere il massimo di esplicitazione del rimosso di entrambi.
              49 II, ii, 168 Un analogo gruppo e viluppo di immagini si ha in Hamlet, II, ii, 181-182.

              50 II,  ii,  172 evils:  i  mali,  in  senso  generale,  o  più  particolarmente,  ‘le  latrine’,  secondo  un’accezione
                 elisabettiana del termine.

              51 II, iii, 11-12 flaws: qui ‘improvvise folate o tempeste di vento’ − accezione unita a quella più comune
                 di ‘mancanze’, ‘errori’; blister’d, con riferimento al marchio impresso sulla fronte delle prostitute.

              52 II, iv, 2-4 Cfr. in Hamlet, III, iii, 97-98, la preghiera di Claudio penitente solo a parole.
              53 II, iv, 13 case: rivestimento, veste esteriore.
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