Page 1447 - Shakespeare - Vol. 2
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e forse si poteva tenersi alla lettera.
12 II, i, 84 L’allusione di Don Pedro è alla leggenda di Filemone e Bauci che ospitano il viandante che in
effetti è Giove nella loro umile capanna. Shakespeare la trovò nella traduzione delle Metamorfosi
ovidiane di Arthur Golding.
13 II, i, 252-255 Altra allusione a un episodio passato di un mondo possibile all’orizzonte della
commedia. Beatrice sembra voler dire che già una volta Benedetto le aveva fatto credere di amarla
e lei lo aveva ricambiato (gli aveva restituito un cuore doppio) ma solo per ritrovarsi ingannata.
14 II, i, 267 Beatrice gioca, in modo intraducibile, sull’omofonia tra “civil” e “Seville”. Ho dovuto
sostituire l’arancia di Siviglia con un limone siculo, il cui colore è del resto più adatto a indicare la
gelosia.
15 II, ii La scena tra Don Juan e Borraccia col perfezionamento del loro complotto prepara l’evolversi
verso il tragico del motivo conduttore della “briga per nulla”. Il saturnino bastardo userà l’arma della
dissimulazione per sorprendere il fratello approfittando della sua sospensione del sospetto durante le
sue ferie politiche. Ma chi detiene il potere non può mai permettersi di allentare la guardia in nessun
momento; nel suo mondo di maschere dev’essere sempre in allarme, pronto a smascherare gli altri.
È un sinistro affiorare, nella commedia, del mondo tetro della politica, che per quanto sia qui
sospeso è purtuttavia implicito.
16 II, iii Scatta la trappola amorosa per Benedetto, e la scena fa da pendant a quella successiva
riserbata a Beatrice (III, i). Ma la simmetria è anche opposizione tra una scena tutta maschile e
una tutta femminile, ciascuna col suo tono e il suo contenuto adeguato; questa tutta salacità e
arguzia cerebrale, quella tutta femminilità delicata e passionale. La recita architettata che Benedetto
è adescato ad ascoltare è presentata con tecnica ammirevole e finissima verosimiglianza: si notino
le esitazioni, gli intoppi e le riprese degli attori improvvisati, ciascuno dei quali prende lo spunto dagli
altri per andare avanti o passa a loro il filo della conversazione, con esiti esilaranti. Benedetto, di cui
nel monologo iniziale è mostrata ironicamente tutta l’incoscienza, beve con avidità le false notizie e
cade di piombo nella trappola. Shakespeare, come fa notare lo Humphreys, adatta la canzone di
Baldassarre, come tutte le liriche dei suoi drammi, ai temi e all’atmosfera dominanti. Qui il motivo
anticipatorio è l’inganno e “la frode dell’uomo” che si attueranno ben presto ai danni di Ero.
17 II, iii, 209-210 Don Pedro crede, erroneamente, che nei loro successivi incontri Benedetto e Beatrice
resteranno muti come in una pantomima, ciascuno privo della solita parlantina e paralizzato dalla
certezza che l’altro segretamente lo ama.
18 III, i È la scena pendant, ingiustificatamente separata dalla artificiosa divisione in atti. È la trappola
efficacissima per Beatrice, e la sua passionalità tutta femminile, come la sua poetica istintività, è
sottolineata dalla stesura in versi, veicolo di un lirismo comico di cui Shakespeare può ben dirsi
inventore e maestro.
19 III, ii La scena è divisa in due parti dall’intervento maligno di Don Juan al v. 73. È qui in realtà il
primo rivolgimento o turning point della commedia, che passa dal tono allegro e scherzoso della
prima parte al movimento animato e drammatico della seconda (fino a V, i). La gaia giornata dei
giovani che prendono in giro Benedetto trasformato dalla loro «cura» si conclude nello sbigottimento
e nell’amarezza. Si prepara la melodrammatica scena prima dell’atto IV.
20 III, iii Di colpo, con un efficacissimo effetto di contrasto, irrompono sulla scena i clowns.
Shakespeare li inserisce, con piglio aristofanesco ma anche con ben adeguata necessità e con
funzione cardinale, nella sua visione dominata dal caso e dalla fortuna. È la prima delle quattro
scene d’intervento della ronda di notte, nelle quali gioca anzitutto l’opposizione tra il linguaggio
cortese, arguto e raffinato, della classe al potere, e lo strampalato parlare dei poveracci che
cercano di imitare il gergo burocratico e giuridico e il linguaggio dei colti. Dopo le esilaranti consegne
del commissario ai vigili notturni − che non mancano di avere ai nostri orecchi una qualche eco,
ahimè, attuale e familiare − i due accoliti di Don Juan cascano, per un capriccio del caso, nelle mani