Page 97 - Keplero. Una biografia scientifica
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     remo.  Il  vincolo  della  corda  gli  permetterebbe  di  non  essere
                trascinato dalla corrente, ma di sfruttarla, grazie al timone, per
                andare in una direzione diversa da quella «naturale». La forza
                emanata  dal  Sole  è  allora  come  una  forte  corrente.  Secondo
                Keplero, il Sole ruota su se stesso, come verrà confermato alcuni
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                anni  più  tardi  da  Galilei .  Il  suo  moto  crea  un  vortice,  un
                mulinello  che  trascina  con  sé  i  pianeti,  quasi  sferzandoli.  Si
                tratta  di  una  forza  motrice,  scrive  Keplero,  «un  simulacro
                immateriale  della  forza  sita  nel  corpo  del  Sole,  simile  ai
                simulacri  immateriali  tipici  dei  fenomeni  luminosi»,  la  cui
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                intensità  è  inversamente  proporzionale  alla  distanza .  Questa
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                prima forza è chiamata forza o virtù, vis o virtus, motrice ;  a
                essa si aggiunge una vis, o virtus, insita, cioè «propria», «innata»
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                nel singolo pianeta , la quale è responsabile sia dell’eccentricità
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                sia  della  inclinazione  dell’orbita  rispetto  all’eclittica ,  due
                parametri che differiscono per ciascun pianeta.
                   La  descrizione  di  entrambe  le  forze  risente  di  almeno  due
                opere  dedicate  ai  fenomeni  magnetici,  pubblicate  pochi  anni
                prima  e  più  volte  citate  da  Keplero:  l’Opusculum  de  natura
                magnetis  di  Johannes  Taisner  del  1562  e  il  De  magnete  di
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                William Gilbert del 1600 . Nel caso della prima forza l’analogia
                con la facoltà magnetica è piuttosto generica. Keplero desidera
                semplicemente far propria l’idea di un reciproco influsso tra due
                corpi, entrambi dotati di una determinata proprietà fisica. Nel
                caso della seconda forza, invece, la relazione è decisamente più
                stretta. Qui, infatti, al Sole è attribuita come una certa polarità
                magnetica,  mentre  ciascun  pianeta  è  immaginato  come  un
                piccolo magnete; così, per metà dell’orbita i due corpi celesti si
                attraggono reciprocamente, quando si trovano più vicini i due





