Page 263 - Galileo. Scienziato e umanista.
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     dicembre 1610 si presentò come mezzo pianeta (fig. 5.5b, fase
                5), cosa impossibile nel sistema tolemaico                 111 .
                    Nonostante  si  conoscesse  l’importanza  del  problema,  nella
                corrispondenza  di  Galileo  o  fra  i  suoi  appunti  non  si  trovano
                cenni relativi alle fasi di Venere, almeno fino all’11 dicembre
                1610.  In  quel  giorno  scrisse  brevemente  una  lettera  a  Praga,
                chiedendo se Galileo avesse riflettuto su Saturno uno e trino e
                inviando al poveretto un altro tormento: Haec immatura a me
                iam frustra leguntur o. y. Il testo, a parte il riferimento a una
                stirpe ebraica, significa: «Ti porto queste cose immature invano,
                Oy!» Nascondeva la scoperta delle fasi di Venere, cosí a lungo
                cercate.  Una  volta  decifrato,  si  leggeva:  Cynthiae  figuras
                aemulatur  mater  amorum,  «La  madre  degli  amori  [Venere]
                imita le forme di Cinzia [la Luna]». Il 30 dicembre Galileo forní
                due  diversi  resoconti  delle  osservazioni  alla  base  di  questa
                importante scoperta: il primo, in una lettera indirizzata a Clavio,
                collocava il loro  inizio quando  Venere divenne  visibile per  la
                prima  volta  al  calare  della  notte;  in  quel  momento  si  trovava
                vicina  al  Sole  e  alla  sua  massima  distanza  dalla  Terra,  e
                sembrava completamente rotonda e di piccole dimensioni (fig.
                5.5b, fase 4). Il secondo, in una lettera indirizzata a Castelli, che
                aveva  ricordato  a  Galileo  il  problema  delle  fasi  circa  tre
                settimane prima, affermava che le osservazioni erano iniziate tre
                mesi  prima  del  momento  in  cui  ne  scriveva.  Entrambi  i
                resoconti descrivono quindi il mutamento da una fase piccola e
                circolare  a  una  gibbosa,  che  aumenta  di  dimensioni
                all’avvicinarsi del pianeta alla Terra, finché, nella sua massima
                elongazione,  ne  era  visibile  solo  metà  (fase  5).  Continuando
                verso  la  congiunzione  inferiore,  con  la  sua  magnitudine  che
                cresceva a mano a mano che la parte illuminata diminuiva fino a
                formare una falce, Galileo aveva previsto che sarebbe diventata
                piú  grande,  piú  sottile,  e  con  le  estremità  della  falce  piú
                pronunciate (fase 6), finché non fosse scomparsa nel Sole                       112 .





