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grandi temi culturali del suo tempo. Deista in religione, utilitarista in etica, moderato

          in  politica,  ammiratore  dell’Inghilterra  costituzionale,  diffidente  verso  gli  impulsi
          irresponsabili  della  «  populace  »  («  plebaglia  »),  Voltaire  preferisce  la  linea
          mediana perché non si fa illusioni sull’uomo e sul mondo. I poteri dell’uomo sono
          molto  limitati  e  il  male  e  il  negativo  stanno  in  agguato  dappertutto.  Ma  vivere
          bisogna, e con impegno coscienzioso « coltivare il proprio giardino », secondo la
          conclusione del Candido.

          La  dignità  dell’uomo  sta  nel  difendere  i  diritti  sovrani  della  ragione,  la  quale  si
          afferma  nel  corso  della  storia  attraverso  un  drammatico  alternarsi  di  vittorie  e  di
          sconfitte.
          Bibliogr.: Oeuvres complètes, ed. Kehl, 70 voll., Parigi 1785-1789; fondamentale è
          l’edizione della corrispondenza a cura di Th. Bestermann, 107 voll., Ginevra 1953-

          1965,  di  cui  è  in  corso  una  nuova  edizione;  anche  molto  importante,  per  la
          bibliografia:  G.  Bengesco, Voltaire, bibliographie de ses oeuvres , 4 voll.,  Parigi
          1882-1890. Comunque sono da tener presenti i volumi degli « Studies on Voltaire
          and the eighteenth century » sia per quanto riguarda la bibliografia che le edizioni
          critiche di testi e i contributi critici. In italiano: Scritti filosofici, a cura di P. Serini,
          2 voll., Bari 1962; Scritti politici, a cura di R. Fubini, Torino 1964; Trattato sulla

          tolleranza, a cura di  P.  Togliatti,  Roma 1966; Dizionario filosofico, a cura di M.
          Bonfantini, Milano 1962. La biografia migliore è: Th. Bestermann, Voltaire, Milano
          1971. Su V.: N. L. Torrey, Voltaire and the english deists, New Haven 1930; M.
          Waterman, Voltaire, Pascal and human destiny, Nuova York 1942; M. T. Maestro,
          Voltaire  and  Beccaria  as  reformers  of  criminal  law,  Nuova  York  1942;  C.
          Luporini, Voltaire e  « Les lettres philosophiques »,  Firenze 1955;  R.  Pomeau, La
          religion de Voltaire ,  Parigi 1956;  F.  Diaz, Voltaire storico, Torino 1958; P. Gay,

          Voltaire’s politics: the poet as realist , Princeton 1959; J. N. Pappas, Voltaire and
          D’Alembert, Bloomington 1962; O. A. Haac, Voltaire and Leibniz: two aspects of
          rationalism, «  Studies on  Voltaire », 1963;  C.  Rihs, Voltaire: recherches sur les
          origines  du  matérialisme  historique,  Ginevra  1962;  I.  O.  Wade, Studies  on
          Voltaire, Nuova York 1967.

          VUOTO. La disputa sulla possibilità o impossibilità del vuoto inizia con la filosofia
          greca. Gli atomisti ritengono l’esistenza del vuoto necessaria per il movimento degli
          atomi.  Aristotele  pensa  erroneamente  che  nel  vuoto  il  movimento  sarebbe
          impossibile. La scolastica riecheggia Aristotele affermando che « la natura aborre
          dal vuoto » (horror vacui). Nell’età moderna Gassendi fa proprie le tesi atomistiche,
          mentre Cartesio identifica la materia con l’estensione e nega quindi che possa mai
          darsi  spazio  vuoto.  La  filosofia  contemporanea  è  concorde  nel  ritenere  che  il

          problema rientri fra quelli di esclusiva competenza della fisica.
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