Page 810 - Dizionario di Filosofia
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L’esistenza di un compiuto piano divino è garantita dalla fede, ma la ragione umana

          può a sua volta, meditando a posteriori sui fatti, individuare tracce parziali di quel
          misterioso disegno.  La Città di Dio* di sant’Agostino è il testo classico di questa
          teologia della storia, al quale attinge tutta la cultura del medioevo e ai cui motivi si
          ispirano i ricorrenti sussulti del profetismo e del millenarismo cristiani. Anche dal
          Vico la « scienza nuova », che è l’individuazione dei momenti necessari attraverso
          cui passa e si fa la « storia ideale eterna », è definita come « una teologia civile

          ragionata  della  provvedenza  divina  ».  Hegel  a  sua  volta  vede  la  storia  come  «
          realizzazione dello spirito universale », nella quale il compito di protagonista e di
          guida spetta in ogni singola epoca a un popolo, investito dalla ragione universale del
          diritto  di  essere  «  dominante  ».  E  anche  nel  Croce,  pur  nella  complessità  delle
          prospettive e nella tensione problematica, l’idea dello spirito universale come unico
          attore  della  storia  e  dell’individuo  come  suo  occasionale  e  contingente  portatore
          resta uno dei residui più vistosi dell’eredità hegeliana. Nella storia opera di Dio o

          della  ragione  universale  tutti  i  momenti  sono  necessari  e  positivi  e  la  direzione
          progressiva  è  garantita.  Questa  prospettiva  di  fatalismo  ottimistico  è  stata
          riconosciuta  dai  suoi  critici  anche  nel  marxismo,  il  quale  tuttavia  ha  dato  alle
          componenti  umanistiche  e  volontaristiche  una  accentuazione  tale  da  costituire  una
          concezione più consistente della storia come sforzo cosciente per passare dal regno
          del determinismo a quello della libertà.

          Una  diversa  concezione  è  quella  che,  rifiutando  tanto  la  nozione  di  casualità
          insensata,  quanto  quella  di  progetto  provvidenziale,  vede  nella  storia  una
          successione  di  accadimenti  in  parte  più  o  meno  grande controllabili e prevedibili
          dalle  tecniche  umane  e  orientati  in  direzioni  che  possono  essere  (ma  non  sono
          necessariamente)  progressive.  Il  «  progresso  »  è  qui  una  nozione  carica  di
          implicazioni pratiche e fondata sul « privilegiamento » non arbitrario di certi valori.
          Già Machiavelli discute nel Principe della varia incidenza della « virtù » e della «

          fortuna » sul successo delle opere umane. I grandi illuministi francesi, a cominciare
          da  Voltaire,  sono  convinti  che  il  progresso  coincida  con  l’emancipazione  della
          ragione e hanno fiducia nell’esito positivo delle loro battaglie. Si tratta tuttavia di un
          atteggiamento che non ignora la possibilità della sconfitta e l’ottimismo è il risultato
          di  una  scelta  pratica  ragionevole,  non  il  prodotto  di  una  speciale  garanzia.

          Similmente  Dewey  ha  sempre  insistito,  e  con  un  pathos  particolare  negli  ultimi
          scritti,  già  condizionati  dalle  inquietudini  angosciose  dell’era  atomica,  sulla
          crescente responsabilità delle scelte umane e sulla eventualità che la storia, vale a
          dire l’intreccio delle azioni umane più o meno razionalmente progettate, prenda la
          strada del regresso e del fallimento.
          Fra la tesi della casualità e quella del disegno unitario si collocano infine posizioni,
          come quelle del Dilthey e del Toynbee, che ritengono individuabili un significato e
          una direzione teleologica solo nell’ambito di epoche conchiuse, ognuna costituente

          un campo intelligibile a parte, regolato da propri valori. Almeno nella sua funzione
          negativa, e cioè come rinuncia alla determinazione di un piano unico e come rifiuto
          della nozione stessa di « storia universale », tale atteggiamento è oggi largamente
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