Page 788 - Dizionario di Filosofia
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l’apparenza del rigore formale e della verità. La distinzione, di uso moderno, fra il

          sofisma propriamente detto, caratterizzato dall’intenzione di trarre in inganno, e il
          paralogismo,  argomentazione  involontariamente  erronea,  non  ha  alcun  rilievo  sul
          piano  logico-formale.  Aristotele,  che  usa  sempre  il  termine  di paralogismos,
          classifica  le  varie  specie  di  sofismi  all’inizio  degli Elenchi  sofìstici,  in  base  al
          criterio  che  ogni  sofisma  è  un  sillogismo  non  corretto,  costruito  equivocando  o
          sull’ambiguità  delle  parole  o  sulla  falsa  apparenza  delle  cose.  Nel  primo  caso  si

          hanno quelle che gli scolastici denominarono fallaciae in dictione, nel secondo le
          fallaciae extra dictionem. Nella classificazione aristotelica figurano tredici tipi di
          sofismi e le successive trattazioni dell’argomento, almeno fino a  J.  Stuart  Mill, si
          tennero sempre abbastanza aderenti a quella sistemazione originaria. Fra i sofismi in
          dictione  tipici  sono  quelli  costruiti  sulla  omonimia  e  sulla  ambiguità  di  termini
          polisensi  (anfibolia);  fra  quelli extra  dictionem  i  più  comuni  sono  la ignoratio
          elenchi, che consiste nel provare una tesi diversa da quella in questione, la petitio

          principii, che assume come presupposto ammesso la proposizione da provare, e il
          post  hoc  ergo  propter  hoc,  che  qualifica  come  causa  un  occasionale  antecedente
          temporale.
          SOFÌSTICA. Movimento di pensiero sviluppatosi in Grecia, e in particolare ad Atene,

          nella  seconda  metà  del V  sec.  a.C.  Come  «  maestri  di  sapienza  »  i  sofisti
          trasmettevano a pagamento il possesso di determinate conoscenze e abilità, educando
          quindi gli uomini a « essere migliori ». Il termine « sofista » acquistò solo attraverso
          la  polemica  socratico-platonica  un  significato  peggiorativo.  Per  Protagora  tutti
          coloro  (Omero,  Esiodo,  Orfeo,  ecc.)  che  avevano  insegnato  agli  uomini  la  loro
          sophía (e cioè il tipo di sapere in cui essi erano competenti) erano « sofisti ». Ma
          nel  periodo  storico  in  cui  fiorì  la  sofistica  classica  la  sapienza  più  ricercata  era
          quella  politica,  che  consentiva  di  emergere  nella  città,  conquistando  alle  proprie

          opinioni il consenso degli altri.  Come maestri dell’« arte del successo » i sofisti
          insegnavano quindi le tecniche del discorso persuasivo, le quali implicavano anche
          una conoscenza precisa della realtà istituzionale e del sistema dei valori individuali
          e  collettivi.  La  prevalenza  di  questa  componente  pedagogico-politica  ha  indotto
          alcuni  studiosi  (fra  cui  lo  Jaeger)  a  non  attribuire  alla  sofistica  una  collocazione

          autonoma  nella  storia  della  filosofìa.  Ma  è  indubbio  che  attraverso  la  sofistica  il
          pensiero greco prese coscienza dei limiti e dell’inattualità della tradizione politico-
          religiosa,  ponendo  in  primo  piano  i  problemi  emergenti  dalla  mutevolezza  delle
          prospettive  individuali  e  dalla  crisi  della  convivenza  politica.  Dopo  Protagora  e
          Gorgia, con Prodico, Ippia, Antifonte, Trasimaco, ecc. la sofistica trovò nella misura
          offerta  dalla  natura  (phýsis)  un  criterio  per  contestare  le  istituzioni  ormai
          cristallizzate e per suggerire le forme nuove dell’ordine e della giustizia richieste

          dalle mutate condizioni della città. La sofìstica classica sembra perciò correttamente
          interpretata da chi, pur senza forzarne i limiti storici e concettuali, ne mette in rilievo
          il carattere « illuministico », la determinazione a seppellire tutto ciò che non resiste
          alla verifica di un’indagine spregiudicata e priva di timori reverenziali.

          Bibliogr.:  Sofisti,  testimonianze  e  frammenti,  a  cura  di  M.  Untersteiner,  vol.  II,
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