Page 591 - Dizionario di Filosofia
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la linea di un processo educativo che copre l’intera vita.

          NEGATITÀ (fr. négatité). Termine usato da J. P. Sartre per indicare quelle esperienze
          che  implicano  come  componente  essenziale  la  negatività  (per  es.  l’assenza,
          l’alterazione, la repulsione, il rammarico, la distrazione).

          NEGATIVO. Carattere di ciò che implica l’assenza di una determinata possibilità (così
          l a teologia  negativa  non  può  dire  quello  che  Dio  è,  l’esistenzialismo  negativo
          interpreta l’esistenza come impossibilità di essere, ecc.).
          NEGAZIONE.  È  celebre  la  considerazione  di  Spinoza  che omnis  determinatio  est
          negatio,  vale  a  dire  che  ogni  ulteriore  precisazione  di  un  concetto  implica  la
          limitazione  del  suo  ambito  di  riferibilità.  Al  di  là  del  suo  significato  puramente

          formale, la negazione è per Hegel, come oltrepassamento dell’immobilità del finito,
          l’anima  stessa  della  dialettica*. Analogamente  Marx  afferma  che  «  la  produzione
          capitalistica genera essa stessa la propria negazione », promuovendo l’incremento
          della  forza  antagonistica  destinata  a  rovesciarla.  Nel  discorso  dichiaratamente
          antipsicologistico  e  antimetafisico  della  logica  formale  moderna  la  negazione  è
          semplicemente un simbolo, indicante una determinata trasformazione proposizionale.

          nego  consequentiam            (loc.     lat., nego,  rifiuto  la  conseguenza),  formula
          dell’argomentare della filosofia scolastica, con la quale si contestava la legittimità
          della deduzione tratta da determinate premesse.
          NEMÈSIO, in gr. Nemésios, filosofo cristiano, vescovo di Emesa (secc. IV-V). È noto

          per l’opera Sulla natura dell’uomo (Perì phýseōs anthropu), fortemente influenzata
          dal  neoplatonismo  soprattutto  nella  dottrina  dell’anima,  ma  fondamentalmente
          d’intonazione  eclettica.  L’opera,  tradotta  in  siriaco,  in  armeno  e  in  latino,  ebbe
          larghissima diffusione e nel medioevo fu attribuita a Gregorio di Nissa.

          NEOCONFUCIANESIMO. Tendenza filosofica cinese, sorta in epoca Sung (960-1279)
          come  reazione  del  pensiero  confuciano  al  predominio  buddhista  e  taoista.  (V.
          CONFUCIANESIMO e CINESE (filosofia].)
          NEOCRITICISMO. Movimento filosofico che si ispira più o meno compiutamente al
          metodo e ai risultati della filosofia critica di Kant. Ne furono promotori in Germania
          il fisiologo-filosofo H. Helmholtz, che interpretò fin dal 1855 le risultanze delle sue

          indagini  sulla  conoscenza  sensoriale  nei  termini  della  gnoseologia  kantiana;  K.
          Fischer, autore di una fortunata monografía su Kant pubblicata nel 1860; E. Zeller,
          nella cui memoria del 1862 Sul significato e sul compito della gnoseologia si trova
          la parola d’ordine del « ritorno a Kant »; O. Liebmann, che nel suo volume del 1865
          Kant  e  gli  epigoni  concludeva  le  analisi  dei  vari  orientamenti  della  filosofia
          postkantiana  con  la  identica  formula:  «  Si  deve  dunque  ritornare  a  Kant  ».  Il

          neocriticismo tedesco fu un movimento filosoficoculturale molto vasto e si articolò
          in varie scuole: quella fisiologica (H. Helmholtz e F. A. Lange); quella metafisica
          (O.  Liebmann  e  J.  Volkelt);  quella  realista  (A.  Riehl  e  R.  Hönigswald);  quella
          psicologica (H. Cornelius). Raggruppamenti particolarmente significativi e fecondi
          furono  la  scuola  di  Marburgo*,  caratterizzata  dall’indirizzo  logicooggettivistico  e
          rappresentata  da  H.  Cohen,  P.  Natorp,  E.  Cassirer,  A.  Liebert,  K.  Vorländer,  R.
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