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Museo civico Castello Ursino
Torre del
Magazzino
Torre
del Sale
Torre dei
Martiri
Torre delle
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reperti archeologici
in esposizione
Il Castello Svevo di Catania è un grande complesso edilizio ad ali con corte centrale. Ogni lato misura circa 50
metri, ed ai quattro angoli vi sono torri circolari di poco superiori ai 10 metri. Delle torri semicilindriche mediane
solo due si sono conservate, ma è certa anche l'esistenza delle altre due mancanti. Le mura, realizzate in pietra
lavica, presentano spessore di metri 2,50.
L'aspetto esterno del Castello è caratterizzato da numerose aperture in buona parte posteriori al progetto
originario. All'interno, originariamente, l'edificio svevo presentava al pianterreno quattro ali edilizie con ambienti a
pianta rettangolare coperti ognuno da tre volte a crociera; quattro stanze quadrate, anch'esse coperte da
crociere, raccordavano tra loro i saloni. L'aspetto originario si è mantenuto nell'ala settentrionale che conserva
integro il trionfo delle cinque crociere. Secondo un recente contributo il progetto originario prevedeva un piano
superiore solo sull'aria settentrionale, diversamente da quello che sosteneva Giuseppe Agnello, secondo il quale
il piano superiore era stato previsto nel disegno federiciano, realizzato e poi trasformato tra il XV e il XVI secolo.
Il Castello è sede del Museo Civico dal 20 ottobre 1934. Esso ospita le raccolte civiche in cui sono presenti le
sezioni archeologiche Medievale, Rinascimentale e Moderna. Vi si conservano 8043 pezzi tra reperti
archeologici, epigrafi, monete, sculture, pitture, sarcofaghi fittili greci, romani, mosaici. Sono presenti infatti vari
reperti archeologici provenienti dalle città e dai territori di Catania, Paternò, Centuripe, Lentini, Roma, Trapani,
Caltagirone (ceramiche), Ercolano, Camarina. Inoltre si conserva la statua fittile di Kore trovata ad Inessa-Civita
in territorio di Paternò. Nel museo è custodita l'iscrizione latina trovata nella fonte dell'antico acquedotto greco-
romano presso il monastero benedettino di Santa Maria di Licodia già in territorio di Paternò.
Il Castello ospita anche, nelle splendide sale situate al piano terra, un prezioso patrimonio composto da
donazioni di illustri catanesi, opere provenienti da chiese e conventi soppressi, dal Museo dei Benedettini e dalla
collezione del principe di Biscari. Il nucleo principe della raccolta di questo illustre catanese è costituito da
materiale archeologico proveniente dagli scavi eseguiti a Catania, nonchè da acquisti fatti a Napoli, Roma,
Firenze. Tra i pezzi più pregevoli della collezione alcuni splendidi vasi attici, terrecotte arcaiche ed un cospicuo
gruppo di bronzi.
Sala 9
- Statua del semidio Ercole (fine del Il sec. d.C.) del quale si riconosce il vello leonino
sopra il capo; ritrovata dal principe di Biscari nella zona di via Crociferi potrebbe
riferirsi all’imperatore Marco Aurelio (l6l-180 d.C.) o forse al suo successore
Commodo (180-192 d.C.) che soleva spesso paragonarsi ad Ercole.
- Lato corto di un sarcofago (II sec. d.C.) che riproduce una delle scene più belle e
drammatiche dell’Odissea: l’accecamento del ciclope Polifemo da parte di Odisseo
(Ulisse). Al centro della rappresentazione domina la figura dell’eroe greco sotto cui
giace, ubriaco e circondato dagli altri greci, il ciclope Polifemo, che è qui
rappresentato con due occhi e non con uno solo perché l’arte ellenistica tendeva
tradizionalmente ad evitare la rappresentazione di mostruosità; al centro, in basso, un
ariete simboleggia la fuga di Ulisse e dei suoi compagni che si legarono sotto il ventre
delle pecore che Polifemo, sebbene cieco, doveva fare uscire dalla grotta per
pascolare.
- Bellissimo mosaico del IV secolo d.C., rinvenuto nei pressi delle tenne della
Rotonda, in cui leggiamo la frase latina Utere feliciter (goditelo al massimo).
- Due frammenti marmorei con scene di gigantomachia che provengono dal fregio
della scena del teatro romano. Il frammento più lungo presenta due figure di giganti
con a lato una divinità femminile in corsa. Quello più piccolo mostra invece due
divinità che si scontrano con altrettanti giganti, caratterizzati da piedi a forma di
serpente (anguipedi) e dal corpo ricoperto di squame.
La gigantomachia, secondo la mitologia greca, narra della lotta voluta dai giganti nel
tentativo di sottrarre il potere agli dei dell’Olimpo.
- Ariete colossale (II sec. d.C.) proveniente dal balneum di piazza Dante che fa
sicuramente parte di un grande gruppo scultoreo a soggetto mitologico, forse il mito
di Ulisse.
Sala 5
- Ruderi di mura greche.
Sale 3-4
- Epigrafe (II sec. d.C.) che attesta la richiesta di
contributo economico da parte di Iulius Paternus, ‘curator
operis’ di Catania, agli imperatori Marco Aurelio e Lucio
Vero. Da questa epigrafe l’aristocratica famiglia Patemò
Castello fece risalire la propria stirpe al periodo romano.